30/09/14

Honohan, Governatore della BC Irlandese, Rivela: La Troika ha Minacciato di Mandare in Bancarotta l'Irlanda

L'Irish Independent riporta le rivelazioni del governatore della Banca Centrale Irlandese sulle pressioni subite dal suo governo da parte della Troika, perché entrasse nel programma di salvataggio. Sebbene il ruolo di Honohan nella vicenda sia molto ambiguo, la sua esternazione rafforza le testimonianze sulla prepotenza della BCE nel difendere gli interessi dei creditori nella crisi del 2011 (ne avevamo parlato qui), e la reticenza e l'opacità da parte dei Commissari e dell'Unione Europea, che, chiamati in causa sulla vicenda, preferiscono tacere.


Senior European and European Central Bank (ECB) officials agreed to threaten Ireland with national bankruptcy if the government made any attempt to burn bondholders, the Sunday Independent can reveal. - See more at: http://www.independent.ie/irish-news/politics/revealed-the-troika-threats-to-bankrupt-ireland-30621197.html#sthash.zPggT0n8.DWhWe7Ll.dpuf
Senior European and European Central Bank (ECB) officials agreed to threaten Ireland with national bankruptcy if the government made any attempt to burn bondholders, the Sunday Independent can reveal. - See more at: http://www.independent.ie/irish-news/politics/revealed-the-troika-threats-to-bankrupt-ireland-30621197.html#sthash.zPggT0n8.DWhWe7Ll.dpuf
Il Sunday Independent rivela che alti funzionari della Banca Centrale Europea (BCE) e dell'Unione Europea si accordarono per minacciare l'Irlanda di bancarotta se il governo avesse tentato di far saltare i creditori.
 
La minaccia venne fatta in una riunione in teleconferenza ad alto livello, i cui dettagli sono stati rivelati per la prima volta dal governatore della Banca centrale, il dottor Patrick Honohan.

28/09/14

Mister Draghi, è così difficile da capire?

Su Pieria, Robin Fransman riassume il principale problema dell’eurozona: l’asimmetria con cui vengono trattati debiti e crediti, surplus e deficit, che non risolve gli squilibri, anzi li esaspera.  Per risolvere i problemi bisognerebbe chiedere azioni ai paesi creditori, che però non intendono intraprenderle. L’unica possibile soluzione rimane un ritorno alle valute nazionali, la cui fluttuazione riuscirebbe a riassorbire gran parte degli squilibri attuali.
Quattro anni di crisi dell’eurozona, e finalmente i suoi veri difetti vengono affrontati. Tranne uno.
 
Draghi ne ha nominati un paio nel suo discorso al Jackson’s hole, la mancanza di un bilancio a livello UE e la mancanza di un prestatore di ultima istanza. Ma il suo discorso, per quanto incoraggiante, è viziato da una lampante omissione: la totale asimmetria del coordinamento economico europeo, la cosiddetta “Excessive Imbalance Procedure” o EIP, che ormai fa parte del Patto di Stabilità e di Crescita.

27/09/14

Finlandia: La Competitività Attraverso la Disoccupazione

L'articolo del prof. finlandese Anders Ekholm pubblicato sul blog della London School of Economics, ci conferma (il tema non è nuovo: si veda qui e qui) come anche la Finlandia — uno dei paesi "virtuosi", degli austeri, la patria di Olli Rehn...— abbia seguito la stessa traiettoria di tutti i paesi periferici dell'eurozona e si trovi ora ad affrontare una svalutazione interna.
PS. La conclusione, però ... commentatela voi!


di Anders Ekholm, blog LSE - Eurocrisis in Press – 25 settembre 2014

La Finlandia sta lentamente ma inesorabilmente affondando nelle sue difficoltà economiche. La mancanza di crescita, combinata con una crescente disoccupazione, viene combattuta attraverso la spesa pubblica e il debito, con l'implicita assunzione che la crescita sia dietro l'angolo. È difficile non farsi la fantasia di essere sul ponte del Titanic ad ascoltare il quartetto d'archi – anziché mettersi in cerca di una scialuppa di salvataggio.

Stiglitz: Gli Zombie Europei dell'Austerità

Su Project Syndicate, il premio Nobel Stiglitz attacca le politiche economiche attuate da Bruxelles come fallimentari, dalle privatizzazioni a tappeto ai tagli allo stato sociale.  Ma quel che è peggio è che tutte queste sofferenze sono rese ancor più tragiche dal fatto di essere completamente inutili, finalizzate alla sopravvivenza di uno strumento imperfetto e non necessario, l’euro.

NEW YORK – “Se i fatti non si conformano alla tua teoria, cambia la teoria”, dice un vecchio adagio. Ma molto spesso è più facile tenersi la teoria e cambiare i fatti – o così sembrano pensare il cancelliere tedesco Angela Merkel e gli altri leader europei pro-austerità. Nonostante continuino a sbattere il muso contro la realtà, essi continuano a negarla.

26/09/14

Grandi avanzi primari risolveranno il problema del debito europeo?

Le previsioni del FMI sul debito dei paesi periferici sono sempre molto ottimistiche, basate sull'impegno di tali paesi a realizzare avanzi primari elevati e persistenti. Su Voxeu, Eichengreen e Panizza spiegano quanto irragionevole sia questa assunzione da parte delle autorità.  Senza contare quanta sofferenza possa causare tale politica imposta ad un paese già in difficoltà.
 

Barry Eichengreen, Ugo Panizza 30 Luglio 2014
Perché i debiti dei paesi europei siano sostenibili, i loro governi dovranno ottenere elevati avanzi primari di bilancio. Ma ci sono ragioni politiche ed economiche per mettere in dubbio che ciò sia possibile. I dati presentati in questo articolo non rendono ottimisti sui paesi europei in crisi. Anche se grandi avanzi primari per periodi di tempo lunghi si sono verificati in passato, essi erano sempre associati a circostanze eccezionali.

25/09/14

Standard & Poor's: gli Euroscettici tedeschi decretano la fine della falsa calma che regna in Europa

Dal suo Blog sul Telegraph, AEP commenta l'ultimo report di S&P che sorveglia con estrema attenzione l'irresistibile ascesa degli Euroscettici tedeschi, importante perché si mette di traverso a quell'allentamento dell'austerità da molti auspicato come soluzione ai problemi dell'eurozona (eppure un'illusione che non risolverebbe). 

Ambrose Evans Pritchard, 23 Settembre - Standard & Poor's ha emesso uno straordinario credit alert sull'eurozona, che merita una particolare attenzione.
 
Avverte che l
a crescita del partito anti-euro tedesco AFD mette in discussione il meccanismo di salvataggio dell'euro e mette sotto esame qualsiasi forma di QE, stimolo che è già stato scontato in anticipo dai mercati.

24/09/14

Il mercato del lavoro francese: flessibilità uguale paralisi e trappola della povertà

Dal Real-World Economics Review Blog una breve analisi del mercato del lavoro in Francia, segmentato anch'esso tra la fascia degli occupati stabili e i  precari. Anche lì, come da noi, introdurre una maggiore flessibilità nella fascia alta del mercato non aiuta a risolvere i guai dei lavoratori precari,  l'unico sarebbe risolvere i problemi della domanda.  
Segnalato da Persil


Secondo INSEE, l'istituto statistico francese, il mercato del lavoro in Francia è diventato molto più flessibile. Ma è diventato anche meno flessibile, secondo lo stesso studio ...
 
Come spiegare 'Queste affermazioni apparentemente contraddittorie?'
 
A quanto pare, la maggiore flessibilità ha portato a contratti sempre più brevi nella parte inferiore e meno qualificata del mercato del lavoro e con ciò a una segmentazione e a un minor dinamismo, e molte persone sono sempre più intrappolate:

22/09/14

Der Spiegel: La Germania, un Paese in Lenta Rovina

Der Spiegel la celebre rivista settimanale tedesca scrive un articolo impietoso sulle prospettive economiche della Germania: un paese che non ha fatto investimenti, non sta crescendo, e nel quale il livello di benessere sta scendendo per la maggior parte dei cittadini.
Nulla di tutto ciò è nuovo (Goofynomics ne aveva discusso, per esempio, qui, qui e qui; noi stessi ne avevamo riportato qui, qui e qui) ma è bene ritornarci visto che salta sempre fuori chi dice che "la Germania è un modello".
(Insomma, aver dichiarato guerra —economica— all'Europa ha avuto i suoi costi. Lo sapevamo.)

"Il Paese in Rovina. Come sprechiamo ricchezza e futuro" titola lo Spiegel.

Der Spiegel – 18 settembre 2014
(dalla versione cartacea in tedesco del 08 settembre 2014)

A dispetto della sua luccicante facciata, l'economia tedesca si sta sbriciolando al proprio interno. Così, quantomeno, la pensa Marcel Fratzscher. Con le infrastrutture del paese che diventano obsolete e le aziende che preferiscono investire all'estero, il consulente del governo sostiene che la prosperità della Germania sta vacillando.

Quando Fratzscher, capo del German Institute for Economic Research, tiene una conferenza, gli piace porre una domanda al pubblico: "Di che paese stiamo parlando?" Dopodiché  inizia a descrivere un paese che ha avuto meno crescita rispetto alla media dei paesi dell'eurozona fin dall'inizio del nuovo millennio, dove la produttività è cresciuta solo di poco, e dove due lavoratori su tre guadagnano oggi meno di quanto guadagnavano nel 2000.

R. Bootle: La Soluzione per i Guai dell'Italia è Abbastanza Semplice – Uscire dall'Euro.

Dalle colonne del Telegraph Roger Bootle, il vincitore del Wolfson Prize, avverte che l'Italia corre velocemente verso il default  - e che le "riforme", anche se venissero fatte, non servirebbe ad evitarlo. L'unica via sarebbe rilanciare velocemente la crescita uscendo dall'euro.
  
Ciò di cui l'Italia ha bisogno immediatamente è una crescita economica decente _ Foto di Bloomberg

di Roger Bootle - SALVO che qualcosa di importante non cominci presto a cambiare, l'Italia è in corsa verso un gran default.
 
Nessun paese incarna il malessere economico europeo meglio
dell'Italia. Spesso si dice che l'Italia non può finire nei guai perché è così ricca. Lo è. Ricca di bellezze naturali e di tesori dell'antichità, di splendide città e di una bellissima campagna, di gente incantevole, di cibo e vini meravigliosi e di uno stile di vita affascinante. Ma come paese in realtà non funziona.

19/09/14

Sapir: Il Voto Senza Fiducia

Il Prof. Jacques Sapir coglie l’occasione del voto di fiducia cui si sottoporrà il secondo governo Valls per analizzare la crisi della democrazia francese. I suoi leader perseguono una forma di esercizio del potere che non debba sottoporsi al giudizio dei cittadini. Per far questo,  le istituzioni democratiche vengono svuotate di significato.
16 settembre 2014
di
Quindi il secondo governo Valls chiederà la fiducia all’Assemblea Nazionale. Questa normale procedura mette oggi in evidenza le contraddizioni sia della situazione politica sia delle politiche perseguite dal presidente François Hollande. Diciamolo chiaro. Il governo otterrà la “fiducia”. Ma quanto varrà questa fiducia?

WSJ: Il Debito Italiano in Crescita Incombe sull'Economia Europea e su quella Globale

Riportiamo l'articolo del Wall Street Journal con i grafici e le previsioni del FMI sulla crescita esponenziale del debito italiano. Se teniamo presente che il FMI ha sempre sottovalutato i danni delle terribili politiche che raccomanda e che i governi collaborazionisti continuano a seguire - controproducenti per il paese ma assai favorevoli a chi ha interesse ad appropriarsi delle nostre imprese e delle nostre risorse - vuol dire che siamo vicini alla fine.  Come ricordano Eichengreen e Panizza, le previsioni sono in realtà ancora peggiori.  
Infine raccomandiamo la lettura su Kappa di Picche di uno studio a puntate molto ben documentato sugli effetti deleteri che ricadono su chi tenta di seguire le politiche del Fondo,  tratto dalla storia recente. 

WSJ - Giovedì il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato nuovamente il suo outlook per il Belpaese, prevedendo per quest'anno una contrazione dello 0,1% invece che una crescita dello 0,3%. Ciò significa il terzo anno consecutivo di contrazione.

18/09/14

DIE WELT: L'Italia Volterà le Spalle all'Eurozona

Erwin Grandinger
Un articolo apparso sul quotidiano tedesco conservatore  Die Welt  guarda con occhio disincantato al regno dell'euro-sogno che si sta frantumando e denuncia come l'economia italiana ancorata al marco si trovi in una unione distruttiva e insostenibile da cui alla fine saremo costretti a uscire. 

 


di Erwin Grandinger - Per l’Italia non ci sono validi motivi per restare nell’unione monetaria. Non ci sono mai stati. Il Sacro Romano Impero di Carlo Magno era controllato e decentralizzato. Invece oggi stiamo usando la forza bruta della politica per cercare di creare gli “Stati Uniti d’Europa”, nella confusione economica della moneta unica. Quest’ultima è l’unica logica di fondo di un’unione monetaria, del cui mostruoso radicalismo nessun politico ha mai voglia di parlare.

16/09/14

Le Monde: No, lo scioglimento dell'euro non provocherebbe un cataclisma finanziario

Il quotidiano francese Le Monde, sinora eurista a spada tratta, corregge il tiro pubblicando un articolo che  mette in discussione le precedenti granitiche certezze sulla pioggia di cavallette in caso di uscita dall'euro: in Francia il vento comincia a cambiare anche sui grandi media?
Segnalato dal Leprechaun
  
  
di Alois Navarro - Un recente articolo pubblicato su Lemonde.fr difende l'idea che un'uscita dall'euro causerebbe un disastro finanziario per le imprese. Vi è infatti scritto che il debito delle imprese esploderebbe a causa del rincaro del debito estero, portando così alla peggiore crisi finanziaria che il mondo abbia mai conosciuto.

Krugman: Il Replay degli Anni '30 al Rallentatore

Da Krugman sul New York Times un avvertimento sulla piega che potrebbe prendere la crisi dell'eurozona, che giunta al suo sesto anno si dimostra peggiore della Grande Depressione degli anni '30, con una grave crisi anche politica  al rallentatore


Quando la crisi del 2008 ha colpito, chiunque conoscesse anche solo un po' di storia ha avuto incubi su un replay degli Anni '30 - non solo per la profondità della depressione, ma anche per la spirale politica discendente verso la dittatura e la guerra. Ma questa volta era diverso: la crisi bancaria è stata contenuta, la caduta della produzione e dell'occupazione è stata livellata, e la cultura politica democratica dell'Europa moderna si è dimostrata più resistente di quella degli anni tra le due guerre. Tutto chiaro! 

15/09/14

Il problema non è il debito pubblico — è il debito privato

Su “The Atlantic” Richard Vague conferma che tutte le discussioni sul debito pubblico sono fumo negli occhi: tutte le recenti crisi finanziarie hanno avuto origine nel settore privato, come è molto facile dimostrare. Ma sui media mainstream di questo è vietato parlare, meglio continuare a rispondere alla domanda sbagliata.

L’ex capo della Fed Alan Greenspan, discutendo sulla crisi finanziaria del 2008, ha scritto che “le bolle finanziarie capitano di tanto in tanto, e di solito con poco o nessun preavviso".

Questa frase è a dir poco fuorviante. Il collasso del 2008 si poteva prevedere. Più in generale, le più grandi crisi finanziarie di questo tipo possono essere previste con buon anticipo – e prevenute, se sai dove andare a guardare. Infatti, c’è un sistema piuttosto semplice per predire queste crisi con un alto grado di affidabilità. E questo sistema suggerisce che l’economia mondiale è in pericolo più di quanto si pensi.

14/09/14

La FED di Janet Yellen è più rivoluzionaria di quanto sia mai stata quella di Ben Bernanke

Prima donna presidente della FED, la Yellen non è affatto un'outsider del sistema politico ed economico USA, ma ha una peculiarità: è keynesiana, allieva di Tobin e Stiglitz.
Da Quartz.com un'analisi del suo mandato, che  focalizza l'attenzione sull'occupazione e sta riportando nel dibattito economico a stelle e strisce concetti spariti dai monitor come "aumento dei salari" e (perdonate l'ardire) "curva di Phillips". 



Articolo tratto da Quartz.com

Per essere una disciplina che pretende di misurare se le persone stiano meglio o peggio, l'economia produce una quantità incredibile di dati inutili.

Previsioni spesso riviste di tassi annualizzati di crescita del PIL. Aggiornamenti mensili sugli ordini di beni strumentali non militari, esclusi gli aeromobili. Bilance delle partite correnti. Prestiti commerciali e industriali. Tassi di utilizzo della capacità produttiva.

12/09/14

De Grauwe: Con la Sterlina, Nessuna Indipendenza per la Scozia

Anche De Grauwe* si pone lo stesso dubbio che molti di noi si pongono: perché mai i fautori dell'indipendenza scozzese vogliono mantenere la sterlina? Come insegna l'eurozona, dove una troika di stranieri percorre i paesi in crisi dettando condizioni, non si ha indipendenza senza sovranità monetaria.
  
  
Il desiderio di una nazione di essere indipendente è assolutamente rispettabile. Se gli scozzesi decidono col referendum di fare il passo verso l'indipendenza, c'è ben poco che uno straniero come me possa obiettare. Ma quel che mi sorprende è che i sostenitori del SI uniscano il loro desiderio di indipendenza al desiderio di mantenere la sterlina come moneta per la loro futura nazione. Sicuramente, come vi dirà chiunque abbia studiato il funzionamento delle unioni monetarie, il mantenimento della sterlina limiterebbe fortemente l'indipendenza della nuova nazione scozzese.

Molto EURO per Nulla

Sul suo blog Steve Keen sfata ancora il mito del "moltiplicatore monetario", con una spiegazione pratica e chiarissima. La conseguenza è ovvia: le mosse della BCE potranno fare ben poco per risolvere l'ormai gravissima crisi dell'eurozona.

Ti sei appena fatto il caffè, e ti rendi conto con orrore che il fornello sta incendiando l’intera cucina. Ecco che prendi provvedimenti decisivi: versi il caffè per terra.
 
Questo è il vero impatto che avrà l’ultimo tentativo della Banca Centrale Europea di rivitalizzare l’economia europea, che consiste nel tagliare i tassi di un impressionante 0,1% (da 0,15% a 0,05%) e di aumentare i tassi negativi imposti sulle riserve bancarie da un consistente -0,1% a un gigantesco -0,2%.

11/09/14

Krugman: Il Feticcio Strutturale

Sul suo blog il Nobel Paul Krugman ridicolizza per l’ennesima  volta la presunta cura di tutti i mali: le “riforme strutturali”. I paesi come la Spagna che le avrebbero attuate, in realtà non hanno fatto altro che massacrare i propri lavoratori. Di conseguenza, la disoccupazione è esplosa e solo recentemente la Spagna ha mostrato segni di una debolissima e fragile stabilizzazione.
  
  
Il Financial Times ha pubblicato un articolo piuttosto valido sulla dottrina emergente detta “Draghinomics”, che sembra molto simile alla Blanchardnomics, la quale è a sua volta simile alla Krugmanomics – ehi, abbiamo tutti studiato macroeconomia al MIT a metà degli anni '70. Ma sono rimasto colpito da questo passaggio:

10/09/14

The Economist: La Sorprendente Ascesa di Alternativa per la Germania

The Economist racconta le ultime evoluzioni politiche in Sassonia e in altri Stati tedeschi, dove l'euroscetticismo si sta affermando a destra, con Alternativa per la Germania, dopo essersi già insinuato a sinistra con Die Linke.


The Economist - Dresda, 06 settembre 2014

Fin dalla riunificazione del 1990, la Sassonia è stata la più grande storia di successo della ex Germania delll’Est.  Diventando da allora uno dei 16 stati federali della Germania, essa è stata governata ininterrottamente dal centro-destra Cristiano-Democratico (CDU). Il suo sistema educativo è considerato il migliore della Germania. La sua economia è fiorente, con distretti regionali di livello globale nell’high-tech e nella produzione di automobili. Perciò non è mai stato in dubbio che Stanislaw Tillich, il sobrio e popolare premier della Sassonia, del CDU, sarebbe rimasto in carica dopo le elezioni locali del 31 agosto. Il suo partito ha guadagnato più voti che i tre partiti di sinistra messi insieme. Con il 39,4% dei voti, Tillich ha ottenuto la vittoria.

Krugman: Scozzesi, ma che diavolo?

Paul Krugman entra nel dibattito sul prossimo referendum scozzese che dovrebbe decidere dell'indipendenza dal Regno Unito, e il messaggio è: abbiate paura! La combinazione di indipendenza politica e valuta comune è una ricetta sicura per il disastro, come dimostra la lezione dell'eurozona.


New York Times, 7 settembre 2014 - La prossima settimana la Scozia terrà un referendum sull'uscita dal Regno Unito. E i sondaggi rivelano che il consenso per l’indipendenza è cresciuto nel corso degli ultimi mesi, in gran parte perché i movimenti a favore dell’indipendenza sono riusciti a ridurre il “fattore paura” – cioè, la preoccupazione sul rischio economico di andare da soli. A questo punto, l'esito appare come un terno al lotto.

09/09/14

Regno Unito in Modalità Full Panic: Il "Sì" all'Indipendenza della Scozia potrebbe superare il 50%

Una notizia di cui si è parlato poco nei telegiornali: il referendum per l'indipendenza della Scozia è ormai imminente; si terrà il 18 settembre. Finora i sondaggi davano per certa la sconfitta del fronte per l'indipendenza, ma le ultime rilevazioni indicano un possibile, sorprendente ribaltamento di fronte.  Zero Hedge commenta in modo caustico le recenti dichiarazioni dei politici, e conclude: sarebbe una scelta di autodeterminazione che farebbe da esempio all'intera Europa.


di Tyler Durden, Zero Hedge - 07 settembre 2014
 
Tutti gli espertoni che nei mesi passati hanno sostenuto che la possibilità di un'indipendenza della Scozia in seguito al referendum del 18 settembre fosse un sogno irrealizzabile, oggi si sono bruscamente svegliati, quando i sondaggi scozzesi di YouGov per il Sunday Times hanno dato il "Sì" (il voto favorevole alla campagna d'indipendenza) in testa, per la prima volta da quando sono iniziati i sondaggi, con il "No" per la prima volta sotto la linea della maggioranza, al 49 percento,  esclusi gli elettori indecisi. Se si includono gli indecisi il “Sì” è ancora avanti di due punti, a 47 contro 45. Come riporta lo Spectator, "nel corso di quattro settimane il 'No' si è bruciato un vantaggio di 22 punti."

08/09/14

Diciottomila case distrutte a Gaza, mentre decine di migliaia di persone non hanno più forniture di acqua ed elettricità

Dopo mesi di conflitto (o di genocidio?) nella striscia di Gaza è arrivato il cessate il fuoco. Russia Today ha intervistato un funzionario ONU per fare la conta dei danni: tra case, scuole e ospedali distrutti, interruzione nelle forniture di acqua ed elettricità, e mancanza di cibo, gran parte della popolazione palestinese è in condizione di crisi umanitaria.
Se la strategia israeliana era quella di spopolare Gaza rendendola inabitabile, sta purtroppo funzionando...


Russia Today - 06 settembre 2014

I danni causati dalle operazioni militari di Israele a Gaza rendono impossibile il ritorno a casa per decine di migliaia di persone nonostante il cessate il fuoco, a causa della mancanza di servizi, acqua ed elettricità, ha detto Ramesh Rajasingham, dell'ente umanitario OCHA delle Nazioni Unite, a Russia Today.

L'ONU ha diffuso un nuovo report in cui si dichiara che il numero delle persone sfollate a Gaza sta ancora aumentando, nonostante la tregua messa in atto dopo l'operazione su vasta scala condotta da Israele contro Hamas - operazione che è costata la vita a 2210 palestinesi, per lo più civili, e ad oltre 70 israeliani.

06/09/14

L’INESORABILE DECLINO DEL COMMERCIO INTRA-EUROPEO

Via KappadiPicche  un'interessante analisi sulla evoluzione del commercio intra-europeo, ossia quello che avrebbe dovuto esser il maggior beneficio dell'euro...

 
Negli ultimi anni alla domanda “perché abbiamo bisogno dell’Unione Europea?” quante volte ci è stato risposto che l’obiettivo della UE è quello di “unire nella diversità” gli stati europei in maniera da permettere che il commercio nel mercato unico viaggi a gonfie vele e porti prosperità a tutto il continente? Abbiamo perso il conto tanti anni fa, ma la dura realtà dei fatti sul terreno è che tutta questa cessione di sovranità, tutta questa centralizzazione del potere, tutto questo abbandono del processo decisionale si è risolta in declino accelerato del commercio intra-UE che dura ormai da un decennio, in particolare dall’introduzione dell’euro e con una forte precipitazione negli ultimi 4 anni.

05/09/14

Telegraph : Il piano della BCE non farà alcuna differenza.

 Il commento di Ambrose Evans Pritchard del Telegraph sulla notizia finanziaria del giorno, il quantitative easing "light" della BCE per uscire dalla crisi: misure tardive, non arrivano al punto, e non faranno la differenza.



04 Settembre 2014
Gli analisti mettono in guardia sul piano radicale della Banca centrale per svalutare l'euro: non farà differenza.
 
In un tentativo radicale di svalutare l'euro, la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse di gran lunga sotto lo zero,  e ha promesso un blitz di acquisti di obbligazioni private per portare l'eurozona fuori dalla crisi, ma per evitare il conflitto con Germania non è arrivata a un vero e proprio quantitative easing.

04/09/14

Il futuro dell’euro è in forte dubbio mentre il centro franco-tedesco si sbriciola

Dan O'Brien sull’Independent analizza la crescente tensione tra Francia e Germania, osservando una cosa talmente ovvia che in Italia l’ha detta solo Goofy: una moneta nata per unire l’Europa e contenere l’egemonia tedesca sui propri partner, sta ottenendo risultati diametralmente opposti. Al punto che un importante ministro francese richiama gli spettri della Resistenza al nazismo. Questa e molte altre considerazioni portano a una conclusione inevitabile: l’eurozona è destinata a disgregarsi, prima o poi.

 
Quanto sarebbero diverse le cose in Irlanda e in Europa, oggi, se l'euro non fosse mai nato? Data l'enorme importanza - politica, economica e finanziaria - di paesi sovrani che condividono una moneta, è difficile persino fare congetture su come potrebbe apparire il mondo se i paesi europei avessero tenuto le loro sterline, franchi, marchi, lire e pesetas. Ma si può dire con un elevato grado di certezza che un evento molto significativo, che ha avuto luogo lo scorso fine settimana, non sarebbe accaduto.

03/09/14

Stiglitz: La democrazia nel XXI secolo

Da Project Syndicate le riflessioni del Nobel Joseph Stiglitz sul libro di Piketty e l'evoluzione del capitalismo negli ultimi decenni: la vera questione del ventunesimo secolo non è il capitale, ma la democrazia.

 
NEW YORK – Negli Stati Uniti e in altre economie avanzate l’accoglienza del recente libro di Thomas Piketty Capital in the Twenty-First Century, attesta le crescenti preoccupazioni per l’inasprirsi delle disuguaglianze. Il suo libro conferma ulteriormente le prove già schiaccianti sull’impennata del reddito e della ricchezza dell’élite.

02/09/14

“FACCIAMO COME LA GERMANIA.”

Via Kappadipicche una risposta a Matteo Renzi, secondo cui il nostro paese sul lavoro dovrebbe seguire il virtuoso modello tedesco... 



«Dobbiamo smetterla di parlare male della Germania, sul lavoro la Germania è un modello, non un nostro nemico», ha detto Matteo Renzi, assicurando che «alla fine dei mille giorni il diritto del lavoro sarà totalmente trasformato e l’Italia sarà un Paese semplice in cui investire».

Visto che ci viene proposto come modello vincente e a basso costo (Daje a ride!!!) andiamolo a vedere da vicino.