30/06/14

Granville: l'élite che ci governa si rifiuta di ammettere il fallimento e ci condurrà al caos

Intervista dell'AntiDiplomatico a Brigitte Granville, economista firmataria del Manifesto per la solidarietà europea: l'euro è stata creato per una volontà politica, senza alcuna logica economica, e  nello stesso modo sarà dissolto da una volontà politica. Ma la classe politica che ci governa continua ad ignorare i popoli e si rifiuterà sino all'ultimo di ammettere il fallimento dell'euro. Il rischio è un crollo caotico dell'eurozona.
 

di Alessandro Bianchi
- Con le elezioni europee del 25 maggio scorso, le popolazioni hanno inviato un messaggio chiaro a Bruxelles: gli europei non sono più disposti a rinunciare ulteriormente a quote della loro sovranità e vogliono rinegoziare le concessioni fatte in passato. La nuova Commissione e il nuovo Parlamento europeo ascolteranno questa volontà di cambiamento? 

28/06/14

Cameron avverte i leader europei: State spingendo la Gran Bretagna fuori dall’UE

L’Express descrive le piccate reazioni del premier britannico Cameron alla nomina di Juncker ─ candidato del PPE, sorta di democristiano, uomo probabilmente sconosciuto ai più fino ad ora ─ alla carica teoricamente più importante dell’UE: quella di presidente della Commissione Europea.


di Macer Hall ─ 27 giugno 2014

Il Primo Ministro ammette che sarà “più difficile” mantenere il paese dentro l’UE dopo la nomina dell’uomo che egli ha definito “un affiliato di carriera di Bruxelles” come prossimo presidente della Commissione Europea.

“Sarà più difficile e la posta in gioco sarà più alta,” ha detto Cameron.

Il Tasso Negativo Colpisce Ancora: La Spagna Tassa i Depositi Bancari

Come è già successo a Cipro, ora è il turno della Spagna: si fa rientrare nella normalità il principio che a pagare le insolvenze delle banche siano i depositanti. E avanti il prossimo, che - come dice Zero Hedge - è proprio il paese vicino a te...ovunque tu sia! (Segnalato dal Grande Bluff)



Era poco più di un anno fa, mentre a Cipro si stava mettendo in atto la confisca dei depositi, alias "bail in", che ci chiedevamo, in maniera retorica, se "la Spagna stesse preparando anch'essa il suo prelievo sui depositi", quando un annuncio del ministro delle finanze spagnolo, Montoro, ne confermava l'imminente applicazione.

26/06/14

Gazprom pronto ad abbandonare il dollaro, e regolare i contratti con la Cina in yuan o rubli

L'eredità di Obama sarà la fine del dollaro come valuta di riserva: Gazprom regolerà i contratti con la Cina in valute nazionali. (da Zero Hedge)


Poco più di un mese fa, quando la Russia ha annunciato il tanto atteso accordo energetico del "Santo Graal" con la Cina, alcuni sono rimasti delusi del fatto che, nonostante il significato simbolico dell'accordo fosse quello di spezzare la morsa dei petrodollari sul resto del mondo, né la Russia né la Cina abbiano annunciato dei termini di pagamento diversi dal dollaro. Così facendo, i due paesi hanno entrambi implicitamente ammesso che, pur desiderando abbandonare il dollaro statunitense come valuta di riserva, ancora nessuno è in grado di fornire un'alternativa. La situazione è cambiata piuttosto sensibilmente durante la notte, quando in una dichiarazione che avuto poca risonanza,  il Chief Financial Officer di Gazprom Andrey Kruglov ha pronunciato le parole magiche (via Bloomberg):

25/06/14

NYT: Una Voce Tedesca, Hans Olaf-Henkel, Chiede l'Abolizione dell'Euro

Il New York Times incontra il tedesco Hans Olaf-Henkel, parlamentare europeo per Alternative für Deutschland, ex-dirigente IBM, ex-presidente della Confindustria tedesca, nonché firmatario del Manifesto Europeo di Solidarietà e recentemente ospite al convegno Un'Europa senza Euro.
Abbiamo ben poco in comune con Hans e il suo partito ─ come leggerete ─ ma  egli testimonia come l'euroscetticismo si stia facendo strada anche in Germania tra coloro che finora hanno avuto di più da guadagnare dall'euro.

Foto di Colin Delfosse per il New York Times

Jack Ewing ─ 19 giugno 2014

BRUXELLES — Era uno dei dirigenti aziendali di spicco in Germania, capo di un’importante lobby industriale e dirigente della sezione europea dell’IBM. Ma recentemente Hans-Olaf Henkel si è lanciato in una nuova carriera, che lo mette in radicale contrasto con la maggior parte dei suoi colleghi d’affari in Europa.

Henkel vuole l’abolizione dell’euro.

Perché una svalutazione dell'euro non ci salverebbe (e nemmeno un allentamento dei parametri europei)

L'euro  troppo forte è a detta di molti una causa importante della debolezza della nostra economia, che  beneficerebbe moltissimo di una sua svalutazione. Ma questo sarebbe veramente utile per salvarci? Uno studio del prof. Bagnai pubblicato su su asimmetrie.org (di cui riportiamo qui sotto l'abstract) ci porta evidenze del contrario, e gli stessi ragionamenti si possono anche applicare all'allentamento delle regole di bilancio europee (tanto agognato quanto inutile ossigeno ad economia morente). Per spiegazioni tecniche dettagliate rimandiamo al post su Goofynomics.



È opinione generalmente condivisa che l’attuale quotazione dell’euro sul dollaro sia eccessivamente alta, e che una svalutazione dell’ordine del 20% contribuirebbe a dare ossigeno all’economia italiana (vedi ad esempio Prodi, 2014). Dato che il commercio italiano si svolge prevalentemente con paesi dell’Eurozona, e in particolare del “nucleo” (Germania, Francia, Olanda, Austria, ecc.), ci si può chiedere quanto un riallineamento della moneta unica possa essere in effetti risolutivo, anche considerando il fatto che le evidenze empiriche dimostrano come le elasticità al reddito delle importazioni italiane verso il nucleo dell’Eurozona sono particolarmente elevate, dal che consegue che ogni incremento di reddito realizzato promuovendo le esportazioni verso paesi terzi (BRIC, paesi OCSE non appartenenti all’Eurozona, ecc.) si incanalerebbe molto probabilmente verso l’acquisto di beni provenienti dal Nord Europa, lasciando la posizione netta dell’Italia in condizioni non particolarmente migliori di quelle di partenza.

24/06/14

Vladimiro Giacchè: Euro e Austerity, la tenaglia che ci stritola

Da Sinistrainrete un ottimo articolo di Vladimiro Giacché che fa chiarezza sulla gravità della situazione che stiamo attraversando, su come ci siamo finiti e sui possibili esiti...


 
Credo che il primo dovere nei confronti di noi stessi sia quello della chiarezza.
 
In primo luogo sulla gravità della situazione. Il nostro paese ha perso, dall’inizio della crisi, poco meno del 10% del prodotto interno lordo, il 25% della produzione industriale, il 30% degli investimenti. A chi paventa catastrofi nel caso di un’eventuale fine dell’euro va risposto che al punto in cui siamo l’onere della prova va rovesciato, perché la catastrofe c’è già. E la prima cosa da fare è di comprendere come ci siamo finiti e cosa fare per uscirne.

22/06/14

Marine Le Pen: La UE soffia sul fuoco della crisi Ucraina

The Voice of Russia pubblica un'intervista a Marine Le Pen, in cui la leader francese prende posizione sui rapporti con la Russia e sulla crisi Ucraina in maniera molto condivisibile, nel pieno rispetto del diritto internazionale.


In un'intervista con ITAR-TASS, la leader del Front National francese, Marine Le Pen, ha appoggiato un'intensificazione delle relazioni russo-francesi e l'esecuzione dei contratti Mistral, e ha esposto il proprio programma politico, che prevede lo smantellamento dell'Unione europea.

La vittoria degli avvoltoi

Dal grande Stiglitz su Project Syndicate: La decisione tendenziosa del tribunale americano, dando ragione ai Fondi Avvoltoio,  rende impraticabile qualunque ristrutturazione del debito e ribalta completamente un principio basilare del capitalismo moderno – quando i debitori non riescono a rimborsare i creditori serve un nuovo inizio (e la responsabilità è soprattutto dei secondi). 


 
NEW YORK – La recente sentenza di un tribunale d'appello americano sta rischiando di sconvolgere i mercati del debito sovrano a livello globale a tal punto che gli Stati Uniti potrebbero non essere più visti come un contesto idoneo per la sua emissione. Una simile decisione rende quantomeno impraticabile qualunque ristrutturazione del debito nell'ambito dei contratti di debito standard, e ribalta completamente un principio basilare del capitalismo moderno – quando i debitori non riescono a rimborsare i creditori serve un nuovo inizio.

21/06/14

La Tribune: Il Presidente della Bundesbank Esclude Qualsiasi Svalutazione dell’Euro

Un breve articolo del  giornale francese La Tribune ci spiega che Weidmann ha chiarito le cose: l'euro non si svaluta! (Aggiungiamo che ha ragione: per la Germania l'euro è una moneta già sufficientemente debole.)
Questo è per i nostri Prodi ─ma anche Scalfari─ che qualche tempo fa lamentavano che l'euro a 1,35 sul dollaro è troppo forte. (Quelli per i quali la svalutazione dell'euro è bene ma la svalutazione della lira è male.)


latribune.fr ─ 15 giugno 2014


Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, ritiene che qualsiasi svalutazione non possa produrre che… perdenti. La competitività non è generata, secondo lui, da altro che da aziende che abbiano prodotti attraenti.

Jens Weidmann ritiene che una svalutazione dell’euro destinata ad aiutare le esportazioni non porterebbe affatto i benefici attesi. Qualsiasi decisione presa per indebolire la moneta unica rischierebbe di essere imitata dalle altre banche centrali, provocando una “corsa alla svalutazione” che non produrrebbe altro che dei perdenti, ha affermato durante un’intervista rilasciata alla rivista tedesca Focus, e pubblicata domenica.

20/06/14

Perché la crisi dell'euro non è finita, in un grafico

Dal sito del Washington Post un breve articolo sull'infinita crisi europea. Dice cose abbastanza risapute (per noi, s'intende, non certo per i media mainstream) e ha delle lacune, ma almeno azzecca il punto corretto (=il debito privato) e ne trae la ovvia conclusione (=il problema, irrisolto, è diventato una fatica di Sisifo).


di Matt O'Brien  – 17 giugno 2014

A tutti piace far finta che la crisi dell’euro sia finita.

Ci sono i politici che non vogliono più sentire la parola “salvataggi”. I banchieri centrali non vogliono più sentire la parola “deflazione”. E la gente non vuole più sentire la parola “spread”. Ma questa sospensione del giudizio, ovviamente, non è servita minimamente a far terminare la depressione dell'Europa. La disoccupazione è ancora sopra al 25 percento in Grecia e Spagna, sopra al 15 percento in Portogallo e al 10 percento in Irlanda.

19/06/14

Il Commissario László Andor avalla il punto di vista euroscettico

Dal suo Blog sul Telegraph, A. E. Pritchard riporta la conferenza tenuta a Berlino il 13 giugno dal commissario europeo  László Andor: una vera e propria esplicita ammissione di fallimento, in cui il commissario all'occupazione e agli affari sociali (mestiere difficile nella UE!) deve ammettere che la UEM è incompatibile col modello sociale europeo.




Non avrei mai pensato di vivere abbastanza per vedere un commissario europeo in carica ammettere che è stato "imprudente" lanciare l'euro senza un prestatore di ultima istanza o un'unione fiscale in grado di sostenerlo.

O che
le politiche UEM hanno portato ad un circolo vizioso e a una catastrofica recessione double-dip interamente dovuta al carattere disfunzionale del progetto.

17/06/14

S. Cohen sulla guerra civile in Ucraina: 'Lincoln non chiamava i Sudisti “terroristi”'

Da Russia Today un'intervista all'eminente storico americano Stephen Cohen, autore di Soviet Fates and Lost Alternatives: From Stalinism to the New Cold War", che considera la crisi Ucraina come la fase finale di una politica estera americana che per decenni ha cercato la guerra con la Russia, con la complicità conformista dei media mainstream. 
  


Le analogie storiche possono non essere precise, ma gli americani dovrebbero guardare alla propria guerra civile e confrontarla con ciò che sta accadendo oggi in Ucraina. Gli Stati Uniti stanno dando il loro sostegno a un'avventura omicida criminale che ha poco a che fare con l'unificazione del paese.


Questa valutazione viene dal Professor Stephen Cohen, eminente studioso statunitense di storia russa e scrittore, consigliere di George HW Bush alla fine degli anni '80. Cohen ha parlato con RT degli errori delle diverse amministrazioni americane nella loro politica nei confronti della Russia, della peggior crisi degli ultimi decenni a cui queste politiche hanno condotto, e del deterioramento del dibattito politico in America, che impedisce che a Washington le cose cambino.

16/06/14

Per il New York Times l'Assenza di Grandi Guerre Può Nuocere alla Crescita Economica

Da Zero Hedge un commento a un articolo comparso sul New York Times che anticipa lo spaventoso frame dentro il quale ci faranno apparire la guerra come un ineluttabile destino dell'umanità, foriero, alla fin fine, di evoluzione e progresso! A parte la grave confusione tra Keynesismo e shock economy, l'articolo merita di esser letto, ma si raccomanda di farlo a stomaco pieno e dopo aver respirato profondamente...



Non è un segreto che, man mano che si realizza il New Normal della Fed centralmente pianificata, i pianificatori centrali uno dopo l'altro, e praticamente tutti gli economisti, risultano in fallo nelle loro continue previsioni di un' "imminente" ripresa dell'economia, che dovrebbe verificarsi da un momento all'altro, ed è sempre dietro l'angolo. Eppure, quasi sei anni dopo Lehman, e cinque anni dopo la fine dell'ultima "recessione" (anche se per la maggior parte dei paesi la depressione infuria ancora), l'America sta per registrare il suo peggior trimestre degli ultimi decenni (esclusa la grande crisi finanziaria), con un -2% di crollo del PIL, che è stato attribuito a ... il tempo.

15/06/14

Twittare sull’Uscita della Grecia dall'Euro Aggrava la Crisi!

Jason Douglas, nel suo blog sul Wall Street Journal, descrive una curiosa ricerca svolta da economisti di tre diverse università, dalla quale risulta che una delle cause del famigerato spread... siamo noi! – Cioè noi che twittiamo, scriviamo sui blog, commentiamo e condividiamo su facebook....


di Jason Douglas  12 giugno 2014

I social media contribuiscono a diffondere le notizie a macchia d’olio. Questa è un’ottima cosa se siete una celebrità che diffonde la sua ultima registrazione, o un attivista che cerca di portare alla luce un’ingiustizia, ma può non essere altrettanto ottimo se siete un paese dell’eurozona con un problema di debito.

28 e 29 Giugno: Documentario sulla Grecia e Conferenza per un Percorso di Uscita dalla Crisi

Il 28 giugno e il 29 giugno di quest'anno si prepara un fine settimana differente dagli altri!
 
 
Sabato 28 finalmente sarà possibile assistere all'anteprima del documentario Grecia: Il più grande successo dell'Euro del gruppo i 101 Dalmata.  
Domenica 29 seguirà una conferenza con Luciano Barra Caracciolo, Cesare Pozzi, Antonio Maria Rinaldi ed altri autorevoli relatori, per riflettere insieme su come evitare che l'ombra inquietante del paradigma Grecia si allunghi anche sul nostro paese. 
Potremo ascoltare la testimonianza di coloro che ritengono che non si possa tacere di fronte agli "odiatori dell'umanità", e riflettere ad alta voce, insieme a loro, su come la forza legalitaria della nostra Costituzione possa ancora tirarci fuori dalla crisi passata, presente e futura con cui l'€uropa ordoliberista ci vuole asservire.

13/06/14

La falsa confessione del FMI

Sulla piattaforma Project Syndicate il professor Ashoka Mody condanna i falsi pentimenti dell’FMI. L’organizzazione, che raramente ammette i propri errori, ne ammette uno che non ha fatto: condannare l’inutile austerità imposta da Cameron all’Inghilterra. La verità è che la precedente condanna era più che giusta, i risultati inglesi sono stati molto deludenti, e l’attuale ripresa è dovuta all’abbandono delle politiche errate usate in precedenza.
 
 


PRINCETON – “Devo chiedere scusa in ginocchio?” ha chiesto ad Andrew Marr della BBC Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale. La Lagarde si stava scusando per le previsioni sbagliate del FMI sulle recenti performance economiche del Regno unito, e , ancor di più, per le critiche espresse da tempo da parte del Fondo all’austerità fiscale perseguita dal governo del Primo Ministro Cameron. Avallando ora l’austerità inglese, la Lagarde ha detto che questa ha aumentato  la fiducia sulle prospettive economiche del Regno Unito, consentendo così la precedente ripresa.

12/06/14

A. Turner: Il Grande Errore del Credito

Adair Turner,  senatore ed ex presidente della Financial Services Authority del Regno Unito, formula su Project Syndicate una argomentata ed autorevole critica alle politiche monetarie dal lato dell'offerta che continuano ad essere l'unica proposta politica abbordabile dall'eurozona, nonostante la stessa BCE abbia riconosciuto nei documenti ufficiali che il vero problema sta nella domanda di credito, che non c'è. 



LONDRA - Prima dello scoppio della crisi finanziaria nel 2008, il credito privato nelle economie avanzate cresceva più rapidamente del PIL. Poi la crescita del credito è crollata. Se quel crollo rifletta una scarsa domanda di credito o invece delle restrizioni nell'offerta può sembrare un problema tecnico. Ma la risposta comporta implicazioni importanti per la definizione delle politiche economiche e delle prospettive di crescita. E la risposta ufficiale è probabilmente sbagliata.

10/06/14

Independent: La BCE va in battaglia per l’euro brandendo un piumino per la polvere anziché un bazooka

Su The Indipendent il professore di economia David Blanchflower analizza le recenti mosse della BCE. Per l’ennesima volta la Banca Centrale ritarda interventi che sarebbero urgenti, e che le altre banche hanno già intrapreso 6 anni fa. Blanchflower si chiede: perché i governatori delle banche dei paesi periferici accettano questa linea di condotta, così contraria agli interessi delle loro nazioni? Nonostante i roboanti proclami, l’azione della BCE sembra sempre scarsa e tardiva.


Fortunatamente la Banca Centrale Europea non sta prestando ascolto ad Andrew Sentance, che di recente ha sostenuto sul Financial Times che la BCE non dovrebbe preoccuparsi del "falso spauracchio della deflazione" – in realtà, dovrebbe.

Intervista a Jacques Sapir sul successo del Front National e sulla nuova fase di crisi in arrivo

Un'altra bella intervista dell'AntiDiplomatico, questa volta al prof.  Jacques Sapir, sulle ragioni del successo del Front National e i gruppi di opposizione al Parlamento europeo, sui rischi di una nuova fase di crisi dell'eurozona nell'immediato futuro,  e sulla strategia che sarebbe da adottare sulla questione Ucraina.


di Alessandro Bianchi


- Con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen che è divenuto il primo partito del paese con un programma che chiede chiaramente l'uscita dall'euro, è dalla Francia che è arrivato il messaggio più forte a Bruxelles alle ultime elezioni europee. Si tratta di un vero «terremoto» come l'ha definito il primo ministro Manuel Valls. Che cosa ha spinto il popolo francese a questa scelta?

09/06/14

The Guardian: Canzoni delle SS ed Antisemitismo, Alba Dorata Diventa Apertamente Nazista

L’inviato del Guardian ci aggiorna su Alba Dorata, il partito neo-nazista che ora ha parlamentari sia ad Atene che a Bruxelles ed è diventato la terza forza politica del suo paese – in una Grecia che ha un tasso di antisemitismo ad uno spaventoso 69%.
Se in futuro anche Syriza dovesse deludere le aspettative, temiamo di indovinare su quale strada s’incamminerà la Grecia. (Un paese indebitato, maltrattato dai creditori e dall'austerità, con crescente disoccupazione e antisemitismo, e intrappolato in un sistema monetario di cambi fissi  vi ricorda niente?)


The Observer – 07 giugno 2014

I sostenitori del partito di estrema destra facevano il saluto hitleriano e cantavano l’inno di Hort Wessel fuori dal Parlamento la scorsa settimana. Helena Smith da Atene ci racconta come Alba Dorata abbia assunto un nuovo, inquietante tono.

08/06/14

Der Spiegel intervista Marine Le Pen (seconda parte) - "La xenofobia è l'odio degli stranieri. Io non odio nessuno"

Seconda parte dell'intervista del giornale tedesco Der Spiegel a Marine Le Pen. La leader del Front National risponde sulle proprie idee di politica commerciale, sull'immigrazione, sulle prospettive politiche in Francia e sulla propria visione geopolitica; dice di rispettare Putin (come rispetta la Merkel) perché cura gli interessi del paese che lo ha eletto, e perché osa opporsi all'egemonia USA, in un mondo multipolare nel quale la Le Pen spera di fare della Francia un ulteriore polo.
(Leggi qui la prima parte dell'intervista)


03 giugno 2014
Seconda Parte

SPIEGEL:
Il Front National vuole che la Francia ritorni agli inizi degli anni '60: Uno Stato protezionista che guida l'economia, un capo di Stato autoritario e meno immigrazione?

Le Pen:
È innegabile che la Francia fosse allora in una situazione migliore di quella in cui è oggi. Non guardo nello specchietto retrovisore. Ma non c'era alcun bisogno per noi di sperimentare la fine del progresso sociale ottenuto da allora. Non ha senso avere accolto 10 milioni di stranieri in un periodo di 30 anni.

07/06/14

Der Spiegel intervista Marine Le Pen (prima parte) - "Non voglio questa Unione Europea Sovietica"

Il giornale tedesco Der Spiegel intervista Marine Le Pen, la leader del Front National francese, su una serie di temi a cominciare dalle sue intenzioni sull'Europa. Si può non essere d'accordo su tutto con la Le Pen, ma bisogna riconoscerle una preparazione e una compostezza d'argomentazione - nonostante un intervistatore piuttosto provocatore - a cui i nostri politici non ci hanno abituati.


03 giugno 2014
Prima Parte

SPIEGEL: Signora Le Pen, avendo preso il 25 percento dei voti francesi il suo Front National si colloca tra i principali vincitori delle elezioni europee del 25 maggio. Com’è potuto succedere?

Le Pen: I francesi vogliono riprendere il controllo del proprio paese. Vogliono determinare il corso delle proprie politiche economiche e sull’immigrazione. Vogliono che le proprie leggi abbiano la precedenza rispetto a quelle dell’Unione Europea. I francesi hanno capito che l’UE non è all’altezza di quell’utopia che ci era stata venduta. Si è significativamente allontanata da una modalità di funzionamento democratica.

A. Evans Pritchard: Farage non è un fascista, e il vero rischio è che l'euro sopravviva altri 5 anni!

Ambrose Evans Pritchard, il noto columnist economico del Telegraph, in un'interessante intervista a L'AntiDiplomatico parla dell'UKIP e di Nigel Farage, e del futuro dell'eurozona nel contesto del grave problema di deflazione che colpisce soprattutto l'Italia dall'alto debito, e conclude: il rischio vero è che l'euro sopravviva, non il suo crollo!

Ambrose Evans-Pritchard. International Business Editor of The Daily Telegraph

di Alessandro Bianchi
 
- La stampa italiana sta presentando l'UKIP come un partito di estrema destra, xenofobo, omofobo e antisemita. Il suo leader, Nigel Farage, più o meno come il successore di Hitler. Possibile che il 30% degli inglesi abbiano votato questo pericolo per la plurisecolare democrazia britannica?
 
Conosco personalmente Nigel Farage da oltre 15 anni. Quando l'Ukip aveva solo tre seggi al Parlamento europeo, cenavamo una volta al mese a Strasburgo e ho avuto modo di approfondire le sue idee e i suoi valori. Non è assolutamente un partito fascista, razzista o xenofobo. E' una follia affermarlo. Farage ha creato un meccanismo che impedisce l'accesso a tutti coloro che vogliono iscriversi al partito con un passato di questo tipo e che prevede l'espulsione immediata per chi dall'interno si macchia di episodi di razzismo. La strategia e la politica dell'UKIP è di bloccare ogni forma di discriminazione. Non so dall'Italia dove prendano le informazioni a sostegno di queste tesi, ma basta pensare al fatto che Farage ha chiarito come un'alleanza con il Fronte Nazionale sarebbe per lui impensabile, perché all'interno di questo partito francese ci sono alcuni esponenti con un passato di antisemitismo. Per quel che riguarda la politica interna, l'Ukip costringerà il partito conservatore di Cameron - che è personalmente pro-Europa rispetto ad un'ala sempre più influente di Tory che la pensa come l'Ukip - a cambiare posizione perché il messaggio a Bruxelles nelle ultime elezioni è stato chiaro: il popolo britannico non tollera più una perdita di sovranità continua. 

06/06/14

Perché i tassi negativi in Eurozona non funzioneranno

Un interessante articolo di Frances Coppola su Forbes commenta la recente mossa di Draghi: i tassi di interesse negativi rischiano di sortire un effetto opposto a quello dichiarato...quindi, forse il vero scopo è quello di aiutare la Germania in disinflazione deprimendo il cambio. Ma la guerra valutaria, dice Coppola, non è la mossa più saggia. 




La BCE ha imposto tassi di interesse negativi sui fondi depositati dalle banche (riserve "in eccesso"). Il tasso sui depositi della BCE è stato pari a zero per lungo tempo, e la possibilità della BCE di imporre tassi negativi sulle riserve è stato discusso per parecchio tempo.

Ho scritto
sui probabili effetti dei tassi negativi sulle riserve già a Dicembre 2012. La mia conclusione è questa:

05/06/14

Bolla Immobiliare Irlandese: Ci Risiamo

Il commentatore irlandese David McWilliams analizza la presunta ripresa irlandese in relazione al successo elettorale degli euroscettici di Sinn Féin. In Irlanda i salari scendono più velocemente dell’inflazione, la disoccupazione ha smesso di diminuire e l’unica cosa che continua a sostenere l’economia è il mercato immobiliare. Insomma, si sta riproponendo la stessa situazione che ha portato l’Irlanda al recente collasso economico.
Ringraziamo Francesco Lenzi per la segnalazione via Twitter.




La settimana scorsa, si faceva un gran parlare di questo o quel politico, ma in verità, queste persone – anche se per lo più benintenzionate – non contano nulla in termini di economia. Tutti i principali partiti irlandesi credono nella stessa ortodossia economica, quindi in un certo senso sono irrilevanti. Ricordiamocelo: è stata l’ortodossia economica che ci ha infilati in questo pasticcio, quindi è difficile che questa possa tirarcene fuori.

04/06/14

Uh-Oh! la Deflazione Colpisce in Germania!

Da Business Insider qualche indice sullo stato dell'economia tedesca e qualche battuta sulle probabili prossime mosse della BCE, che come noto è una banca centrale decisamente indipendente dai governi (periferici).



2 giugno 2014 - Stamani abbiamo delle prove del fatto che l'economia tedesca non è poi così eccellente. Già in precedenza abbiamo parlato di come l'industria manifatturiera del paese sia scesa al minimo da 7 mesi a questa parte.

03/06/14

“Un disastro nazionale”: in Spagna la “disoccupazione di lunghissimo termine” aumenta del 500%

Dopo anni di austerità e recessione il segno "più" della crescita viene salutato in Spagna come un successo. Ma a guardarsi attorno lo spettacolo è desolante: la disoccupazione è diventata strutturale; più di un milione di spagnoli sono disoccupati da oltre tre anni e molti di loro non troveranno mai più un lavoro. RT riporta e commenta i dati.


30 maggio 2014

Oltre un milione di persone in Spagna - la quarta maggiore economia dell’eurozona - non hanno avuto un lavoro dal 2010, secondo un report dell’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo. Sebbene questo numero continui a crescere, il governo afferma di vedere la ripresa.

Gruppo FaceBook Game Over Europa: Un'Agenda per i Gruppi Euroscettici al Parlamento Europeo

Post in collaborazione tra i siti che gestiscono la Pagina Facebook GAME OVER EUROPA .
Dite la vostra su come dovrebbero comportarsi i gruppi euroscettici e sull'agenda dei provvedimenti da proporre




Le elezioni europee del 25 maggio scorso hanno visto l'avanzata dei gruppi euroscettici. Si è parlato di "terremoto" in molti paesi per l'avanzata soprattutto del Fronte Nazionale, l'Ukip e Syriza, che sono divenuti primi partiti in Francia, Regno Unito e Grecia. Nessuno ha però sottolineato a sufficienza come questo risultato costingerà i due gruppi tradizionali – PSE e PPE – a gettare la maschera della finta opposizione avuta negli ultimi anni per fare nel prossimo Parlamento quello che gli riesce alla perfezione già in diversi paesi, vale a dire fondersi. Con questo scenario si potrebbe creare il paradosso per cui nei prossimi cinque anni, l'Ue procederà più spedita nella creazione degli ultimi tasselli ideati dal regime di Bruxelles, in particolare l'introduzione dell'European Redemption Fund (ERF) e l'accordo con gli Usa per un'area di libero scambio (TTIP).

02/06/14

Munchau sul FT: Renzi dovrebbe mettere in gioco la permanenza dell'Italia nell'Euro

Wolfgang Munchau sul Financial Times commenta la vera sorpresa delle elezioni europee: il consenso del popolo italiano per Renzi, che si è presentato come l'alternativa mainstream all'austerità. Per quanto Munchau si mostri possibilista, tuttavia secondo lui vi sono ragioni per dubitare che Renzi riuscirà veramente a modificare le regole europee, a meno che non trovi alleati e minacci l'uscita dall'eurozona. Ma questo non succederà.




Il primo ministro italiano potrebbe anche essere in grado di salvare l'eurozona da se stessa!



Il più importante risultato elettorale della scorsa settimana non è stato il trionfo dei partiti anti-UE. E' stata la sorprendentemente robusta vittoria di Matteo Renzi in Italia. Il primo ministro italiano è attualmente l'unico leader politico nella zona euro che offre un'alternativa mainstream alla ideologia dell'austerità.

Il Riequilibrio Asimmetrico tra Cina e USA

Su Project Syndicate, Stephen S. Roach* descrive le differenti risposte di Cina e USA alla crisi: la Cina si sta spostando verso il sostegno della domanda interna, mentre gli Stati Uniti rimangono incastrati nella trappola della politica monetaria espansiva e delle politiche supply-side.
La conseguenza sarà un riequilibrio asimmetrico, in cui gli USA dovranno svalutare il dollaro, per attirare il credito estero dovranno alzare i tassi di interesse,  e lasciar correre l'inflazione. Aumentando la propria instabilità.



E' difficile resistere alla tentazione di estrapolare i dati. Il trend esercita una forte influenza su mercati, politici, famiglie e imprese. Ma gli osservatori più acuti comprendono i limiti del pensiero lineare, perché sanno che le linee si piegano, e talvolta addirittura si spezzano. Questo è il caso nel valutare due fattori chiave che oggi modellano l'economia globale: i rischi associati alla strategia della politica americana e allo stato dell'economia cinese.

01/06/14

Telegraph: la ripresa americana sta già svanendo?

Ambrose Evans Pritchard in un nuovo articolo sul Telegraph commenta la deludenti prestazioni dell'economia USA nel primo trimestre 2014. E avverte che la debole ripresa americana rischia di "morire di vecchiaia" molto giovane, con la Fed che potrebbe essere costretta a rivedere il tapering.
Noi sappiamo che fino a che si agirà solo dal lato dell'offerta, le politiche monetarie non potranno contrastare la crisi di domanda, costringendo l'economia mondiale in una trappola "giapponese" di bassa inflazione, bassi tassi di interesse e bassa crescita.



L'economia americana ha registrato una forte contrazione nel primo trimestre e i rendimenti obbligazionari sono in calo al ritmo più veloce da due anni a questa parte, segno che il tapering della Federal Reserve sta mordendo più del previsto. 
Questa frenata si presenta mentre un indicatore chiave della massa monetaria negli USA lancia avvisi di rallentamento, anche se il quadro resta confuso dopo le condizioni meteorologiche estreme dello scorso inverno.