03/01/14

Un Paper del FMI lancia l'allarme sulla necessità di 'tassare il risparmio' e tagliare il debito dei paesi occidentali, ai massimi da 200 anni

Il Telegraph cita l'ultimo paper del FMI  (di Rogoff e Reinhart, sempre quelli)  che preme per far uscire l'eurozona dall'austerità attraverso il default sui debiti pubblici.  Peccato che il problema non sarebbe il debito pubblico (anche se andando avanti di questo passo rischia di diventarlo) bensì il debito estero e il meccanismo perverso dell'euro. Ma tant'è, al FMI e agli USA poco importa...




The Telegraph - Secondo un nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, gran parte del mondo occidentale dovrà dichiarare default sul debito, tassare il risparmio e aumentare l'inflazione per aprirsi la strada verso la ripresa, dato che i livelli di debito sono arrivati ai massimi da 200 anni a questa parte.

Il documento del FMI afferma che gli oneri del debito nelle nazioni sviluppate sono storicamente a livelli estremi e richiederanno un'ondata di haircuts (ristrutturazioni, ndt), o con delle cancellazioni in stile anni '30, o secondo lo standard delle misure adottate dal FMI per i paesi emergenti.

"La dimensione del problema suggerisce che saranno necessarie delle ristrutturazioni, per esempio, nella periferia dell'Europa, ben oltre quanto sia stato discusso in pubblico sinora", dice il paper, elaborato dai professori di Harvard Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.

Il
documento sostiene che le élite politiche in Occidente sono ancora aggrappate all'illusione che i paesi ricchi siano diversi dalle regioni più povere e quindi possono ridurre i loro debiti con un mix di tagli di austerità, crescita, e altri espedienti ("sopportazione").

La presunzione è che le economie avanzate "non ricorrono a misure di questo genere" come la ristrutturazione del debito e la "repressione finanziaria", perché questo vorrebbe dire "rinunciare alla propria sudata credibilità" e far sprofondare l'economia in un "circolo vizioso".




Ma il paper dice che questo mantra sconfina in una "amnesia collettiva" della storia europea ed americana, ed è costruito su ipotesi "troppo ottimistiche", che alla fine rischiano di fare molto più danno alla credibilità di quello che si vorrebbe evitare. Si sta trascinando avanti la crisi, e bloccando una soluzione che può essere duratura. "Questo rifiuto ha portato a politiche che in alcuni casi rischiano di aggravare i costi finali", sostiene il paper.

Benché la condivisione del debito nella zona euro potrebbe ridurre la necessità di una ristrutturazione o di un default, questa si potrebbe fare al costo di oneri più elevati per i contribuenti del nord e potrebbe trascinare gli Stati centrali dell'UEM in recessione, aggravando il loro stesso debito e il problema dell'invecchiamento della popolazione. La chiara implicazione del paper del FMI è che la Germania e il nucleo dei paesi creditori farebbero meglio a stringere i denti su grandi cancellazioni del debito subito, piuttosto che acquistare tempo con una strisciante mutualizzazione del debito.

Il
documento continua dicendo che l'onere del debito occidentale è ormai così elevato che gli Stati ricchi dovranno accettare qualche haircut del debito, una inflazione più elevata e anche una “repressione finanziaria” (regolamentazione dei mercati, ndt) - cose definite come una "tassa occulta sui risparmiatori" - come fatto negli innumerevoli salvataggi del FMI per i mercati emergenti.

"L'ordine di grandezza del problema complessivo del debito delle economie avanzate oggi non è certo sovrastimato. L'attuale debito pubblico delle economie avanzate si sta avvicinando ad un picco mai raggiunto da due secoli a questa parte", dice il paper.

La maggior parte dei paesi avanzati ha cancellato il debito negli anni '30, anche se in modi diversi. I debiti della prima guerra mondiale verso gli Stati Uniti erano stati condonati alla scadenza della Moratoria Hoover nel 1934, con una riduzione del debito del 24% del PIL alla Francia, del 22% alla Gran Bretagna e del 19% all'Italia.




Ciò è avvenuto nell'ambito di un più grande sconvolgimento seguito al crollo del regime delle riparazioni di guerra della Germania, in virtù del trattato di Versailles. Gli stessi Stati Uniti imposero tagli ai propri creditori del valore del 16% del PIL nel mese di aprile 1933, quando abbandonarono il Gold Standard.

La “repressione finanziaria” può assumere molte forme, inclusi i controlli sui capitali, tetti massimi ai tassi d'interesse o l'acquisto forzato dei titoli del debito pubblico da parte dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazioni. Alcuni di questi metodi sono già in uso, ma non ancora sulla scala della fine degli anni '40 e primi anni '50, quando i paesi ricorsero a ogni possibile trucco per affrontare i loro debiti di guerra.

Questa politica consiste essenzialmente in una confisca dei risparmi, in parte ottenuta spingendo verso l'alto l'inflazione, mentre ci si attrezza per fermare le manovre evasive dei mercati. Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno riportato tassi di interesse reali negativi dal -2% al -4% per diversi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. I tassi reali in Italia e in Australia erano al -5%.

Entrambi gli autori del paper hanno lavorato per l'FMI, il prof. Rogoff come capo economista. Sono diventati famosi per il loro best-seller sulle crisi del debito sovrano nel corso dei secoli, This Time is Different: Eight Centuries of Financial Folly.

Successivamente sono stati coinvolti in polemiche su un paper in cui sostenevano che la crescita rallenta bruscamente una volta che il debito pubblico supera il 90% del PIL. I critici affermano che non è chiaro se il problema sia il debito più alto o se la causalità sia al contrario, nel senso che è una crescita lenta che causa l'aumento più veloce del rapporto debito/Pil (qui uno studio critico di Presbitero e Panizza tradotto da vocidallestero). 

Il problema è diventato
molto rilevante dal punto di vista politico, quando il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble e il commissario agli affari economici dell'UE, Olli Rehn, iniziarono a citare questo studio per giustificare le politiche di austerità della zona euro, andando anche oltre le sue più prudenti affermazioni.

I critici sostengono che l'austerità estrema senza compensazioni di stimolo monetario sia la ragione principale per cui i debiti sono aumentati ancora più velocemente in alcuni paesi dell'Europa meridionale.

Gli stati più deboli della zona euro sono particolarmente vulnerabili al default, perché non hanno più le proprie valute sovrane, cosa che li mette nella stessa posizione dei paesi emergenti che si sono indebitati in dollari negli anni '80 e '90. Tuttavia, nella storia è accaduto che dei paesi abbiano fatto default anche quando erano indebitati nella propria valuta.


33 commenti:

  1. Mmm ... repressione finanziaria ... che bella parola ... Mi piace

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  2. Secondo me, questo documento dice sostanzialmente la verità. Dato il loro enorme volume, i titoli in circolazione sono carta straccia, e non ha senso pretendere di rimborsare i creditori facendo uscire i soldi ai produttori di reddito, come sostanzialmente pretende la Germania, e neanche pensare di risolvere tutto con una enorme immissione di liquidità (il famoso QE), che di fatto equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto, finchè non diventerà così tanta da sollevare visibilmente il tappeto e far imciampare chi tenta di passarvi di sopra.
    L'unica strada è dire la verità ai risparmiatori, che poi sono i creditori che hanno accumulato credito mediamente proprio attraverso questi stessi meccanismi finanziari perversi che li hanno resi tossici (dico mediamente, è ovvio che tanti rischiano di pagarne le spese senza avere goduto di alcun vantaggio nella fase precedente).
    La verità è che i loro titoli sono sostanzialmente cartaccia e va semplicemente distrutta o quantomeno ridimensionata di valore, anche con la scelta estrema del default statale. Faccio notare che non mi pare così fondamentale da questo punto di vista stabilire la natura del debito (che, ne convengo anch'io, è essenzialmente privato), in quanto le vittime dei default statali sarà l'intero sistema bancario che salterà in aria immediatamente una volta che si troverà in mano titoli non più riscuotibili. Insomma, si innescherà un terremoto a cui quantomeno sarebbe bene sottrarre il denaro, e ciò dipenderà dal fatto che i default siano tempestivi, praticamente immediati.
    Non sono un economista, ma non vedo come titoli fasulli possano avere sorte diversa dall'essere distrutti, il tentativo di renderli esigibili può solo prolungare l'agonia del sistema finanziario globale, mentre prenderne atto sarebbe l'unico modo per ripartire con slancio senza più il peso immane di questa cartaccia pregressa.

    Cara Carmen, non so se sono stato sufficientemente umile, anche perchè generalmente preferisco di gran lunga essere chiaro.

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    1. Diciamo che la chiarezza non è in alternativa all'umiltà (o non arroganza).
      Il problema di questo tipo di soluzione è che sappiamo benissimo che non sono stati i debiti pubblici a causare la crisi dell'eurozona, e che questi sarebbero stati sostenibilissimi se non fosse stato necessario fare le politiche di austerità per salvare la moneta unica. Se quindi volessimo rimnunciare a cotanta insostenibile moneta, non ci sarebbe alcun bisogno di questi default, almeno in Italia no di sicuro...e perché invece no?

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    2. Egr. Cucinotta
      Sa cosa vuol dire fare saltare in aria l'intero systema banchario?
      vuol dire:
      -che tutte le imprese piccole, medie, grandi non possono piu pagare i salari, tranne quelle che Hanno i soldi sotto i materassi o nella cassaforte.
      se tutte le banche saltono in aria, nessuna impresa potrà piu pagare i salari, se nessun impresa puo pagare i salari piu nessuno va a lavorare, se nessuno lavora non c'e piu BIP.

      sa che il systema banchario italiano era piu sano confronto ai cosidetti paesi virtuosi, poi e venuto monti dicendo che dobbiamo distruccere la domanda interna per uscire dall tunnel mandando in disocupazione millioni di italiani e migliaia di imprese italiane Hanno dovuto chiudere, che adesso non possono pagare i loro debiti, e per questo le banche italiane sono in sofferenza.

      la grecia era un Peanuts, con 50 mrd. si poteva stabilizare tutto attivando la BCE, adesso siamo a 250 mrd, e la situazione e in continuo peggioramento.

      penso che al italia questa crisi abbia gia costato piu di 700 mrd. se contiamo tutto insieme, BIP, disoccupati, imprese fallite, costi sociali ecc, ecc.

      saluti paolo



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    3. Caro Paolo,
      siamo totalmente d'accordo, l'ignavia dei governanti di tutto il mondo che di fronte a un fallimento inevitabile, invece di predisporre una via morbida ad un evento evidentemente molto critico e pericoloso, fanno finta di niente e continuano a sostenere un sistema sostanzialmente fallito, si tradurrà in una tragedia mondiale, e non credo che ciò si potrà postergare oltre un decennio al massimo.
      Ciò che io sostengo, non è di augurarmi che ciò avvenga, ma di ritenerlo inevitabile e quindi di incitare a prepararsi. Se si sa che tra un giorno ci sarà un ciclone distruttivo, non serve a nulla far finta di niente, bisogna mettersi al riparo al meglio che sia possibile.

      In una situazione mondiale in cui per primi gli USA di Obama non sono in grado di assumere le decisioni necessarie, io penso che l'Italia, non solo deve uscire dall'eurozone e dalla UE, ma deve dare default e stabilire drastiche regole di controllo dei movimenti di capitali, ma anche delle merci.
      Nel mondo di oggi, in cui l'internazionalismo è rappresentato dalla globalizzazione finanziaria, l'impegno internazionalista può consistere solo nel mostrare ad altri paesi e popoli che uscire da quest'ordine mondiale assurdo e distruttivo, è possibile.
      Mi scuso per la sintesi inevitabile in un commento. Potete fare riferimento al mio blog per osservazioni più dettagliate.

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  3. Tassa occulta sui risparmatori l'inflazione? Magari sui creditori bancario-finanziari...perchè ormai di risparmio - e prima ancora di reddito- alle famiglie, le politiche di deleverage fiscale ne lasciano molto poco. E' l'altra faccia della medaglia del credito al consumo: forse le masse sempre più indebitate si lamenteranno?

    E poi la repressione finanziaria tasserebbe anch'essa i risparmiatori? Quali, quelli che ci hanno rimesso il capitale e che ancora ce lo rimetteranno nei crack causati dalla liberalizzazione con le conseguenti bolle speculative susseguenti alla inutile vigilanza "prudenziale"?
    Oppure i risparmiatori in attesa di vedere spolpati i depositi per ripagare le perdite di un sistema bancario dedito al moral hazard "liberalizzato"?

    Strano che ragionino su tutto tranne che sul ruolo delle banche centrali al di fuori della politica monetaria non convenzionale (altro modo di esprimere che sono al servizio dei capitali liberalizzati e non degli Stati)...
    E pensare che BOE avendo praticamente, negli ultimi 2 anni, acquistato tutto il debito pubblico acquistabile, stava pensando semplicemente di cancellarlo dal bilancio. Cosa succederebbe? Nulla, nulla di nulla...Abbuonarsi un debito che si ha con se stessi è un'operazione di "consolidamento" estintivo naturale.
    Ma per farlo occorrerebbe ammettere che la moneta è una proprietà delle nazioni sovrane....

    Suvvia questi signori vivono in un mondo tutto loro...e non fanno nulla per tentare di nasconderlo. Qualcuno li pagherà molto bene.

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    1. Eh, sì, questi signori ragionano all'interno del problema e propongono soluzioni a breve termine come il loro orizzonte speculativo!
      E non c'è dubbio che parlano di risparmiatori ma intendono creditori istituzionali o speculatori, il che è leggermente diverso...

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    2. Ma poi, se l' inflazione è una tassa occulta sui risparmiatori; la disinflazione o addirittura la deflazione non sono anch' esse una tassa occulta? E a carico di chi?

      (la risposta è nostra vita quotidiana)

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  4. Il problema che pone la globalizzazione è appunto che potenti operatori che pure stanno tutti localizzati al centro dell'impero, sono stati in grado di esportare a tutto il mondo la crisi dovuta a loro scelte permesse dalle novità legislative introdotte da Clinton negli USA. Così, se pure è vero che esiste una correlazione tra aumento del debito privato italiano e situazione di recessione, tuttavia anche questo debito è ben poca cosa rispetto al complesso dei titoli che circolano sui mercati finanziari e che sono stati emessi prima come mutui immobiliari e poi sotto le forme più disparate.
    Il problema del debito da lì sorge, anche se oggi non si può considerare certo confinato negli USA.
    Ora, noi possiamo rammaricarci per il piccolo risparmiatore che subirebbe un danno dall'operazione di pulizia di cui parlavo nel precedente intervento, ma fino a che punto dovremo farci condizionare da simili considerazioni e rimanere inchiodati alla crisi in cui siamo stati messi?
    Per questo, dovendo necessariamente scegliere tra la ricetta tedesca, tra quella del QE senza freni di USA e Giappone, penso di dovere optare per quella del FMI, che in ogni caso appare come una presa d'atto della insostenibilità delle attuali attività finanzairie globali. Finora, nessuno dei grandi organismi l'aveva ancora fatto, ed a me appare come una buona notizia.

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    1. Certo che una regolamentazione dei mercati finanziari sarebbe assolutamente necessaria, tuttavia bisognerebbe leggere bene questo paper, perché dall'articolo del Telegraph pare che l'accento sia posto assolutamente sulla necessità di fare default sui debiti pubblici della periferia, il che, ripeto, non è il problema principale e anzi senza euro-austerità non sarebbe affatto un problema. Poi, sono d'accordo che la repressione finanziaria...come dice Neri.. è una parola bellissima!

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  5. Spero di non approfittare troppo della tua ospitalità, ma forse tu o qualcun altro mi può spiegare perchè mai alle grandi banche dovrebbe fare piacere la proposta di default dell'Italia, ventilata dal FMI.
    A me sembra ovvio, ma magari mi sbaglio, che il sistema bancario globale non potrebbe reggere così facilmente una simile evenienza che contagerebbe immediatamente le grandi banche italiane sovraesposte verso i titoli italiani, e da queste, vista l'interdipendenza dovuta alla globalizzazione, all'intero sistema bancario globale.
    Era per questo motivo che ritenevo (a torto o a ragione) che fosse secondario se il fallimento partisse dal settore pubblico o da quello privato, non vedo come sarebbe possibile delimitarlo senza renderlo generalizzato.

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    1. Ben venga se qualcun altro entra nella questione, intanto ti dico io che non penso affatto che alle grandi banche farebbe piacere la proposta di un default italiano, per niente, dato che sono piene di titoli di stato.
      Sicuramente in una prospettiva del genere occorrerebbe nazionalizzarle, le banche, ma per questo sarebbe necessaria una banca centrale non indipendente dal governo, ma responsabile.
      E' anche per queste cose che ritengo che un default senza uscire dall'euro sarebbe un inutile dramma.

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  6. citaz.
    Tuttavia, nella storia è accaduto che dei paesi abbiano fatto default anche quando erano indebitati nella propria valuta.

    Chiedo: Quali sarebbero questi paesi?
    Grazie,totò.

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    1. Che mi risulti gli esempi di default di paesi a moneta sovrana sono tutti di paesi indebitati in valuta estera o ancorati al dollaro, come Argentina o Federazione russa. Aldilà delle scelte politiche sbagliate, a volte anche un paese sovrano deve indebitarsi in valuta estera o ancorarsi a una valuta forte perché la sua per particolari situazioni critiche non è accettata. Correggetemi se sbaglio.

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    2. http://it.wikipedia.org/wiki/Insolvenza_sovrana#Storia

      saluti paolo

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    3. l'argentina falli' col 30% di debito pubblico, mentre il giappone ha il 240% del debito pubblico e non fallisce. il problema non è il debito pubblico ma il debito estero(pubblico e prvato), quello determina i fallimenti. d'altro canto l'argentina ha seguito il ciclo di frenkel mentre il giappone che non ha debito estero non ha questo problema

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    4. Uno Stato con moneta sovrana o non, è in default se non puo' "serviziare" il suo debito (ovvero pagare gli interessi sui Titoli emessi).
      Il rimborso del Debito Pubblico non è necessario e non ha nessun senso macroeconomico.

      AlessandroV

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    5. Ahem...puoi "serviziare" il tuo commento con qualche argomento esplicativo? Dato che appare abbastanza oscuro...

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    6. non è necessario serviziare nulla. la banca centrale può comprare i titoli di stato non venduti sul mercato e mantenere in questo modo bassi i tassi di interesse. per fare cio' ci vuole però che la banca centrale e le autorità fiscali siano coordinate e ciò può avvenire efficacemente solo se la banca centrale non è indipendente dal governo. col debito estero invece è diverso, quando s parla di competitività di un sistema si parla della capacità del sistema di non accumulare debiti esteri e di tenere in ordine la bilancia dei pagamenti. come dice bagnai e altri economisti la sanità di un sistema viene misurata dal debito estero accumulato. d'altro canto le pesanti ristrutturazioni effettuate dai criminali del FMI riguardavano situazioni di debito estero. quindi i default sono di debito estero a cui comunque puoi far fronte tramite l'utilizzo della leva del cambio.

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    7. Se un paese si indebita a tassi troppo elevati, continua a chiedere prestiti solo per pagare gli interessi; i creditori chiedono maggiori rendimenti per il rischio e l'evoluzione è chiara verso un equiibrio che prevede che non possa rimborsare.

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    8. Intendevo riferirmi al commento di AlessandroV, che avrei voluto "serviziato" nella parte in cui dice che il rimborso non ha un senso... Grazie comunque, ma il resto era chiaro.

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  7. Quale esibizione di soluzioni! ...omettendo di dire che per ognuna di esse la necessaria premessa è il controllo dei movimenti dei capitali (e la fine della festa liberista ...che vogliono evitare).

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  8. Carmen, allora siamod'accordo: e certo che dovremmo prima uscire dall'euro e tornare indietro dal suo divorzio del tesoro, deciso sciaguratamente da Andreatta nel 1981 !

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    1. Il fatto è che se usciamo e ci riprendiamo la banca d'Italia nel pieno delle sue funzioni, penso che fare default sul debito pubblico non sarebbe più necessario!

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    2. E qui non siamo più d'accordo. Pensare che la presumibilmente moderata svalutazione dovuta al ritorno alla moneta nazionale, e l'aumento del PIL susseguente a una ritrovata politica espansiva, possa rendere l'attuale debito rimborsabile (fosse anche sul piano teorico), mi pare un'ipotesi molto ottimistica, che sconta una ripresa mondiale in cui personalmente non credo (l'anno appena trascorso ha visto una ripresa fortemente drogata in USA e Giappone).

      Ma c'è un altro aspetto cruciale, ed è che con questo debito non ci possiamo permettere di tenere lontana la globalizzazione, sarebbe incompatibile col dovere andare periodicamente e frequentemente sul mercato per procurarci i mezzi. Capisco che una volta che siamo padroni di stampare moneta, la cosa si potrebbe anche evitare, ma non dovremmo dimenticare che la massa monetaria andrebbe commisurata piuttosto alla regolazione del tasso di inflazione desiderato, e così il debito rimarrebbe un macigno sulla strada del riacquisto della sovranità nazionale. Sarebbe molto meglio regolare attentamente le modalità del default, in modo da preservare almeno parzialmente i piccoli risparmiatori.

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    3. Infatti, qui non siamo più d'accordo.
      Gli studi fatti sulla base dei dati e delle esperienze storiche mostrano che i paesi usciti da un vincolo monetario con conseguente svalutazione hanno ritrovato molto presto la strada della crescita.
      Noi ci troveremmo avvantaggiati per diversi motivi.
      In primo luogo perché il nostro debito pubblico è soggetto alla legge nazionale e quindi sarebbe ridenominato nelle nuove lire. Questo comporta il rimborso di titoli e pagamento di interessi svalutati ai creditori esteri, cosa che del resto è stata già ampiamente scontata dagli stessi creditori che con lo spread si fanno appunto pagare il rischio dell'uscita dell'Italia dall'euro.
      Inoltre, noi siamo in avanzo primario, e quindi le nostre spese per il funzionamento dello stato sono coperte dalle entrate senza bisogno di ricorrere a indebitamento. In ogni caso, ritrovando la sovranità monetaria, una banca centrale degna di questo nome, imponendo vincoli di portafoglio alle banche e potendo contare sulla crescita del reddito e del risparmio delle famiglie, l'Italia non dovrebbe avere difficoltà a finanziarsi autonomamente i suoi investimenti. Ma in ogni caso anche all'estero sarebbero più contenti di investire in titoli di uno stato italiano che ha ritrovato la via della crescita.
      Bagnai nel Tramonto dell'euro spiega come un default o anche solo una ristrutturazione del debito pubblico italiano siano molto improbabili.

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    4. Sì, Carmen, ciò che dice Bagnai lo conosco. L'ho letto e, da non economista, ho anche imparato tante cose da lui (una almeno la voglio citare perchè la ritengo davvero illuminante, perchè gli investimenti esteri non sono una manna del cielo come il pensiero mainstream da' per scontato).
      Tuttavia, sulla questione del default penso che egli si sbagli, proprio perchè parte da esperienze del passato, e quindi apparentemente sottovaluta la peculiarità della situazione presente.
      Ciò si lega, ma il discorso diventerebbe troppo lungo, al fatto che politicamente Bagnai è un keynesiano e quindi filocapitalista, io penso che l'economia di mercato costituisca invece la tomba dell'umanità, ed i nodi verranno al pettine molto prima di quanto crediamo.

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    5. Vedi, Vincenzo, dal canto mio mi rendo conto della peculiarità della situazione presente e della fortissima instabilità dei mercati a livello mondiale.
      Tuttavia, continuo a ritenere che proprio in questo quadro così precario la situazione dell'Italia sia la meno pesante, sia a livello di sistema bancario (il quale è generalmente fragile più che altro a causa del massiccio acquisto di titoli pubblici italiani), sia a livello di debito pubblico, come anzidetto.
      Grazie comunque dello scambio sereno ;)

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  9. Concordo con Quarantotto... stavo per scrivere, ma mi sono reso conto che quanto scritto dallo stesso, mi ha tolto letteralmente di bocca la mia risposta.
    Del resto, continuare ancora a credere a questi "signori" mi sembra assolutamente fuori luogo.
    Orazio

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  10. http://www.youtube.com/watch?v=4XtQqRVba_Y
    http://www.youtube.com/watch?v=EBD7KPLrXiY
    Saluti,totò.

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  11. Ma qualcuno l'ha detto al Telegraph che il famoso studio Reinhart & Rogoff su quota 90 è stato sbugiardato da alcuni bimbi dell'asilo?

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  12. Bellissimo post, grazie! Dovevo giusto rispondere sul mio blog a uno che dice che i paesi occidentali nel XX secolo NON SONO MAI FALLITI :D

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