20/01/14

Sapir: Il presidente, i "contratti di responsabilità" e la deflazione

Il "Patto di responsabilità" che abbassa il carico fiscale sulle imprese tagliando la spesa pubblica non ha nessuna possibilità di funzionare in un contesto di deflazione: lo spiega Jacques Sapir, con un semplice calcolo basato sul moltiplicatore fiscale. Ma ormai sappiamo perché la "cosiddetta" sinistra  (e anche la sinistra della sinistra) difendono queste politiche fallimentari.



di Jacques Sapir - La promessa di abbassare le imposte fatta da François Hollande durante la sua conferenza stampa del 14 gennaio è stata ben accolta dal mondo delle imprese. Questo è abbastanza normale, ma è anche segno di un ragionamento miope. Se, per finanziare questi sgravi fiscali, il governo taglia la spesa pubblica in un contesto in cui l'economia è già fortemente depressa, ciò potrebbe avere conseguenze disastrose per l'economia francese.




Sappiamo che nei paesi occidentali molti economisti hanno sottovalutato il moltiplicatore della spesa pubblica [1]. Questo moltiplicatore, chiamato anche moltiplicatore fiscale, nel contesto della depressione che conosciamo oggi è stato oggetto di una nuova stima da parte del FMI [2], ma anche di un certo numero di economisti [3][4]. I valori che sono stati calcolati sono di gran lunga superiori a quelli precedentemente ipotizzati nel 2010 e 2011. Sappiamo che per paesi come l'Italia e la Spagna questo moltiplicatore è compreso tra 1,7 e 2,1, ed in Francia è probabilmente pari a 1,4, mentre le stime dei primi anni 2000 lo valutavano a 0.5. Questo significa dunque che se si riduce, o si aumenta, la spesa pubblica (sia per una riduzione reale che per un aumento delle tasse nel primo caso, sia per un aumento della spesa o minori imposte nel secondo caso) la produzione diminuirà (o aumenterà) di 1.4 . Ora, noi sappiamo che in Francia la pressione fiscale è al 45%. Quindi, se si taglia di 1 punto di Pil la spesa a bilancio, il mancato gettito sarà pari a 1,4 x 0.45 = 0.63. La riduzione netta non sarà quindi che 0,37 e non 1. Questo effetto sarà d'altronde anche più o meno importante a seconda se le vittime di questi tagli siano gli investimenti [5] o le spese correnti. Ma anche nel caso di tagli che colpiscano solo le spese correnti, è chiaro che avremo a che fare con un moltiplicatore della spesa pubblica molto più alto di 1. Soprattutto, non si coglie la misura del rischio di deflazione che minaccia oggi una parte dell'Europa.




La tendenza al ribasso dell'inflazione che vediamo oggi in Europa e in particolare nei paesi del Sud Europa (Francia compresa) solleva questioni importanti sulla crescita. Il rischio oggi è che alcuni paesi, tra cui la Francia, nel 2014 cadano in deflazione. In generale, è noto che un'inflazione bassa (a meno dell'1 %) è in molti casi associata con una crescita depressa [6] . Questo è il caso quando il tasso di inflazione osservato è inferiore al tasso di inflazione strutturale [7] , che varia da paese a paese. Una conseguenza di questa inflazione molto bassa è l'aumento dei tassi di interesse reali, perché i tassi di interesse nominali generalmente diminuiscono molto più lentamente rispetto all'inflazione. Ora, la presenza di tassi di interesse reali bassissimi, o anche negativi, spiega la forte tendenza agli investimenti che si è avuta negli anni del dopoguerra e che ha comportato un aumento complessivo della produttività e una crescita estremamente forte [8]. Questo si può constatare osservando il tasso medio di crescita annuale nel periodo 1900-1974.

Quello che possiamo constatare a partire dall'estate del 2012, al contrario, è un aumento dei tassi di interesse reali, che porta con sé un calo degli investimenti produttivi.



Fonte : Villa P., «Productivité et accumulation du capital en France depuis 1896», in Revue de l’OFCE, n°47, 1993, pp. 161-200, p. 165.




Fonte : INSEE


Il "patto di responsabilità" che propone il presidente François Hollande, dunque, è molto improbabile che risulti favorevole all'occupazione e all'economia francese. Se voleva essere veramente efficace sul tema della crescita e dell'occupazione, invece di passeggiare con lo scooter e il casco, Hollande avrebbe fatto meglio ad affrontare a testa alta la questione assillante dell'Euro, che sta provocando lo stesso disastro del gold standard nel 1930. Ma, per questo, ci sarebbe bisogno di un po' di coraggio ...


[1] Spilimbergo, A., Symansky, S., et M. Schindler, 2009, “Fiscal Multipliers,” IMF Staff Position Note, SPN/09/11, Mai 2009, FMI, Washington DC.

[2] Blanchard O., et D. Leigh, « Growth Forecast Errors and Fiscal Multipliers », IMF Working Paper, WP/13/1, FMI, Washington D.C., 2013

[3] Auerbach A.J., et Y. Gorodnichenko « Measuring the Output Responses to Fiscal Policy », American Economic Journal: Economic Policy 2012, Vol. 4, n° 2, pp 1–27

[4] A. Baum, Marcos Poplawski-Ribeiro, et Anke Weber, « Fiscal Multipliers and the State of the Economy », IMF Working papers, WP/12/86, FMI, Washington DC, 2012. Christiano L., M. Eichenbaum, et S. Rebelo, « When Is the Government Spending Multiplier Large? », Journal of Political Economy, Vol. 119, No. 1 (Février 2011), pp. 78-121

[5] Dépenses dont l’effet positif est établi depuis longtemps : Aschauer A.D., “Is public expenditure productive?”, in Journal of Monetary Economics, vol. XXIII, n°2, mars, 1989, pp. 177-200. Idem, “Why is Infrastructure Important?”, in A. H. Munnell, (ed.), Is there a Shortfall in Public Capital Investment, Federal Reserve Bank of Boston, Boston ; et R. Ford & P. Poret, “Infrastructure and Private-Sector productivity”, OCDE, Departement d’économie et statistique, Working paper n°91, OCDE, Paris, 1991

[6] Andersen, T.M., “Can Inflation Be Too Low ?” in Kyklos, vol. 54/2001, Fasc.4, pp. 591-602. Akerlof G.A., W.T. Dickens et G.L. Perry, “The Macroeconomics of Low Inflation” in Brookings Papers on Economic Activity, n°1/1996, pp. 1-59.

[7] Sapir J., « Inflation monétaire et inflation structurelle », Document de Travail, FMSH, Paris, juin 2012, http://halshs.archives-ouvertes.fr/FMSH-WP/halshs-00712645

[8] Villa P., « Productivité et accumulation du capital en France depuis 1896 », in Revue de l’OFCE, n°47, 1993, pp. 161-200.

Nessun commento:

Posta un commento