14/01/14

L'Eurozona e la Scozia

Su Project Syndicate un commento di Brigitte Granville (una dei firmatari del Manifesto Europeo di Solidarietà) su alcune implicazioni del referendum del prossimo settembre con cui la Scozia potrebbe ottenere l'indipendenza dal Regno Unito. Per la Granville una Scozia indipendente farebbe bene a dotarsi fin dall'inizio di una propria moneta con tasso di cambio flessibile, così come farebbe bene a farlo  qualsiasi paese dell'eurozona.


di Brigitte Granville – 7 gennaio 2014

Quale dei seguenti è l'evento più probabile per quest'anno: la Scozia che vota per la secessione dal Regno Unito nel referendum di settembre, oppure almeno un paese che decide di lasciare l'eurozona? Il senso comune suggerisce che l'indipendenza della Scozia è possibile, anche se non molto probabile, mentre l'abbandono della moneta unica da parte di uno dei paesi è pura fantasia.

Eppure le decisioni che la Scozia dovrà prendere sul suo regime monetario nei mesi successivi ad un eventuale voto per l'indipendenza sono quantomento paragonabili a quelle che alcuni paesi dell'eurozona si troveranno di fronte nei prossimi due anni. Infatti, c'è una connessione naturale tra queste due situazioni.

Continuare l'uso della sterlina inglese da parte di una Scozia indipendente – che è la posizione ufficiale del governo scozzese – può essere affrontato in due modi. La prima possibilità, che è quella che il Primo Ministro Alex Salmond sembra avere in mente, prevede un'unione monetaria sotto una banca centrale responsabile sia per la Scozia che per il resto del Regno Unito.

Ma il governo del Regno Unito potrebbe – e senza dubbio lo farebbe – porre il veto ad un tale adattamento del mandato della Banca d'Inghilterra sulla politica monetaria, la stabilità finanziaria, e la supervisione bancaria. Qualsiasi altro possibile modello di unione monetaria – compreso quello basato su una banca centrale non responsabile, come lo è la BCE – sarebbe soggetto allo stesso rifiuto. Come il giornalista Martin Wolf ha notato recentemente, "il resto del Regno Unito non è certo scampato agli orrori dell'eurozona solo per crearsene di simili a casa propria".

L'alternativa ad una piena sovranità della Scozia sarebbe quella di continuare ad usare la sterlina senza esercitare alcuna influenza sui tassi d'interesse o sul tasso di cambio. Questa fu la strada percorsa dal Libero Stato Irlandese (in seguito Repubblica d'Irlanda), che utilizzò una "sterlina irlandese" (il punt) agganciata alla sterlina inglese per diversi decenni. Anche se il Regno Unito disapprovasse un tale regime monetario, non potrebbe comunque impedire alla Scozia di adottarlo – così come l'Unione Europea deplora ma non può impedire l'uso unilaterale dell'euro da parte del Montenegro.

Sebbene tale decisione avrebbe un significativo svantaggio politico – poiché diluirebbe immediatamente la sovranità acquisita dalla Scozia – le sue implicazioni economiche sono controverse. Prendere a prestito la credibilità di un'autorità monetaria affermata – specialmente di un'autorità che fornisce una valuta di riserva globale – sarebbe tatticamente vantaggioso per una Scozia post-indipendenza; d'altra parte la nuova nazione sarebbe esposta al rischio di uno shock inflattivo e di una crisi della sterlina derivante dalla politica monetaria espansiva della Banca d'Inghilterra.

Dal punto di vista fiscale, anche qui le implicazioni sono contrastanti. Il premio di rischio sul tasso d'interesse che il mercato inevitabilmente chiederebbe ad un paese appena diventato sovrano come la Scozia potrebbe essere minimizzato emettendo debito in sterline, in tal modo proteggendo gli investitori dai rischi di svalutazione. Tuttavia, senza una propria banca centrale che emette moneta, la Scozia rinuncerebbe al potere di signoraggio (cioè ai profitti delle operazioni della banca centrale di cui tipicamente beneficia il tesoro nazionale). Cosa forse più importante, non avrebbe un prestatore di ultima istanza capace di stabilizzare il sistema bancario e finanziario in caso di crisi.

Tutto sommato, una Scozia indipendente se la caverebbe meglio potendo emettere una propria moneta nazionale fin dall'inizio, dando alla Banca Nazionale di Scozia il potere di fissare il tasso d'interesse sulla base delle condizioni economiche interne. Permettendo la flessibilità del tasso di cambio, questo approccio permetterebbe alla banca centrale di evitare il doppio azzardo generato da un'unione monetaria: la sottovalutazione, che produce una pressione inflattiva, e la sopravvalutazione, che richiede una devastante svalutazione interna (che riduce i salari reali).

Per capire quanto
quest'ultima possa essere dura,  considerate l'eurozona. L'agonia della svalutazione interna nelle economie più deboli dell'unione monetaria sta spingendo progressivamente gli elettori e analogamente i mercati finanziari a chiedere un ritorno alle monete nazionali – una tendenza che potrebbe giungere al suo culmine con le elezioni di maggio per il parlamento europeo.

L'Italia è forse il primo candidato ad avviare un'uscita dall'eurozona, sebbene uno shock politico potrebbe avvenire anche in Francia, spingendola a negoziare con la Germania la dissoluzione dell'unione monetaria. Comunque, a prescindere da chi sarà il primo ad uscire, qualsiasi paese che cambi l'euro per la propria vecchia moneta nazionale dovrebbe, allo stesso modo di una Scozia indipendente, determinare il giusto grado di flessibilità del tasso di cambio.

Per esempio, seppure una moneta completamente libera di fluttuare creerebbe una benefica combinazione di disciplina e flessibilità, potrebbe essere meglio ritardare un po' questa fase e scegliere un aggancio aggiustabile con qualche valuta che faccia da àncora. Questo potrebbe far guadagnare il tempo necessario a costruirsi una credibilità e, cosa più importante, aiuterebbe a tenere il debito pubblico sotto controllo.

Un precedente significativo è la Slovacchia, il cui divorzio "di velluto" dalla Repubblica Ceca all'inizio del 1993 portò alla creazione di una nuova moneta nazionale. La koruna Slovacca è stata inizialmente tenuta entro una banda di oscillazione predefinita attorno ad una parità target con il marco tedesco e il dollaro USA, prima di arrivare un tasso di cambio completamente libero nel 1998.

Inoltre la Slovacchia, a differenza di molti altri paesi di quell'area, ha adempiuto al suo obbligo giuridico di entrare nell'eurozona – obbligo che una Scozia indipendente dovrebbe assumersi nel momento in cui, come ci si aspetta, chiederà l'appartenenza all'UE. Tuttavia un governo scozzese sovrano potrebbe tentare di negoziare un'esenzione a questa regola – e, così facendo, unirsi all'ondata degli altri paesi europei che cercano una via d'uscita da quel grande abbaglio che l'unione monetaria Europea si è rivelata essere.

Leggi di più a: http://www.project-syndicate.org/commentary/brigitte-granville-examines-the-similarities-between-the-eurozone-s-problems-and-those-that-a-newly-sovereign-scotland-would-face#X2QJd1ZeSIyd1dEl.99

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