12/01/14

Economist: François Hollande, un liberista?

L'Economist si rallegra perché l'ennesimo esponente della (cosiddetta) sinistra abbraccia le fallimentari teorie della destra. Infatti, nel suo discorso di fine anno, François Hollande ha sorpreso tutti - tranne Goofy - dichiarando apertamente di voler perseguire politiche di tagli alla spesa pubblica, in vista di un futuro (quanto improbabile) taglio delle tasse.

 

L'articolo sottolinea come Hollande stia facendo una decisa inversione di marcia rispetto al mandato da lui ricevuto dagli elettori:
"Il presidente socialista francese, François Hollande, che è stato eletto nel 2012 per porre fine all'austerità e per tassare i ricchi, si è trasformato in un liberista. O almeno un social-liberista. Questo termine, nel lessico della sinistra (e di gran parte della destra) francese, significa credere in una dottrina basata su bassa pressione fiscale e bassa spesa pubblica, ed è quindi un insulto politico. Eppure sembra essere questa la conclusione generale da trarre dopo il discorso del signor Hollande teletrasmesso a fine anno, discorso che ha colto il pubblico francese di sorpresa."


Dopo aver sottolineato il riconoscimento da parte di Hollande del fallimento della  politica da lui attuata fin qui (la crisi in Francia non è stata superata come promesso, la disoccupazione continua ad aumentare a dispetto delle ottimistiche previsioni), l'articolo evidenzia due punti di svolta nel pensiero del Presidente francese:
"Il secondo punto è l’inequivocabile dichiarazione del signor Hollande che la tassazione in Francia è diventata "troppo pesante", e che questo scoraggia la creazione di posti di lavoro. Le tasse della Francia sono tra le più alte della zona euro insieme a quelle del Belgio, oltre il 45% del PIL. Per la maggior parte della sinistra francese e anche per buona parte della destra, le tasse alte sono un segno distintivo di una società rispettabile che mette l'equità prima del profitto e i servizi pubblici prima degli affari. Com'è noto il signor Hollande aveva promesso, durante la sua campagna elettorale, di imporre un'aliquota del 75% sul reddito dei più ricchi — e aveva anche promesso che nove famiglie su dieci  non sarebbero state toccate dagli aumenti delle tasse.

In realtà, la tassa del 75% è stata respinta dalla Corte Costituzionale e, a furia di strizzare la classe media, molte persone comuni hanno visto aumentare il loro carico fiscale. Ora il signor Hollande sembra ammettere che questo provoca una contrazione dell'economia. Egli vuole un nuovo "patto di responsabilità" con le imprese: meno contributi sul lavoro, meno vincoli per le attività commerciali e, in cambio, più assunzioni."
Insomma, Hollande getta la maschera: invece di fare il "Robin Hood" francese, abbraccia le teorie neoliberiste che in campagna elettorale aveva promessso di contrastare. A tal punto arriva l'avallo alle politiche caldeggiate dalla Commissione Europea, che:
"La terza novità è la promessa del signor Hollande di “tagliare la spesa pubblica”. Adesso la sua tesi è che lo stato è diventato “troppo pesante, troppo costoso”. La vera novità è che la sua posizione non è basata soltanto sull'obiettivo della riduzione del deficit. Egli dice di voler eliminare anche gli “abusi dello stato sociale”, normalmente un cavallo di battaglia della destra, e sostiene che l’obiettivo dei tagli alla spesa è quello di riuscire “col tempo, ad abbassare le tasse”."


Per i socialisti francesi, siamo vicini all'eresia. La maggior parte di loro sono rimasti sbalorditi e senza parole, mentre Delphine Batho, un ex ministro, ha denunciato il messaggio di Hollande come una svolta ideologica che va nella direzione di un "impoverimento dello stato". Il leader del Partito Comunista Pierre Laurent ha accusato Hollande di tradimento.

Ma anche la destra francese è rimasta spiazzata. "Andiamo avanti, allora!" ha intimato Valérie Pécresse, ex ministro del bilancio. Esulta ovviamente la confindustria francese (Medef) che arriva a prospettare la possibile creazione di un milione di posti di lavoro grazie a questa svolta. L'editorialista Bruno Jeudì paragona il "realismo social-liberista" di Hollande a quello di Tony Blair e Gerhard Schröder. C'è rimasto qualcosa di socialista dentro di lui? si chiede Le Monde, quotidiano di sinistra.


L'articolo si chiude lanciando la sfida a Hollande, chiamato a tenere fede alle sue ultime parole:
"Nonostante tutti i nuovi discorsi di Hollande, questa non è la prima volta che egli abbraccia politiche supply-side. Figlio politico di Jacques Delors, un socialista moderato, il signor Hollande inventò nel 2012 un complesso credito d'imposta per le imprese volto a ridurre gli oneri sui salari fino al 6%. Ed egli allora disse che lo Stato francese doveva "fare di meglio spendendo meno". Il suo ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, ha persino preteso che si trattasse di una "rivoluzione copernicana". Tuttavia, questo approccio è stato controbilanciato da altre tasse supplementari, compresi contributi sanitari più elevati. Questo vertiginoso zigzag fiscale ha aggiunto incertezza nel momento in cui le imprese hanno bisogno di stabilità per ricominciare a investire e assumere. Le parole del nuovo anno sembrano incoraggianti. Ma questa volta il signor Hollande le seguirà davvero?"
Ci sentiamo di rassicurare l'"Economist": Hollande sarà costretto a mettere in atto politiche di svalutazione interna, a causa della sua fede cieca nella moneta unica. Sarà costretto perché la Francia non ha nessuna alternativa per sopravvivere all'interno dell'unione monetaria. E d'altra parte gli schizzi di sangue si vedono meno sul grembiulino rosa.





8 commenti:

  1. I francesi si preparino a quel che già da tempo temono: il degrado dei servizi pubblici. Ma è già successo con Chirac, e ci fu uno sciopero generale di una settimana durante la quale non si moveva più una mosca.
    Non è detto si ripeta così, ma nel frattempo le quotazioni di Madame Le Pen salgono ...

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    1. Chissà perché i tagli riescono meglio alla sinistra (cosiddetta) che alla destra... l'effetto dello (s)ragionare per appartenenza!

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  2. Ecco, adesso abbiamo la certezza di un'altra parola usata a sproposito in tutta Europa, ovvero la definizione di "socialista".
    Già definirsi di sinistra o centro/sinistra e perseguire certe politiche e' un controsenso in termini, ma con la parola socialista fa proprio a cazzotti.
    Zapatero, Hollande, Blail, Prodi, Renzi, Papandreou, Schröder e sopratutto Jacques Delors..., la vittoria del quarto stato...

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    1. E' un problema di sintassi che purtroppo trae in inganno il cittadino medio che non ha strumenti di giudizio e fa leva sulla fede. E' come insegnare a un daltonico: guarda quel semaforo, quando è accesa la luce in basso devi fermarti!
      Il daltonico lo prende come un dato di fatto e il risultato finale sarà quello di una persona che passerà sempre col rosso!
      Va fatta una operazione verità di ampio respiro insegnando come prima cosa che ormai "sinistra" o "socialismo" sono diventate solo parole vuote che hanno lo scopo di attrarre al macello le masse.

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    2. Attenzione a non gettare l'acqua sporca con tutto il bambino! Sinistra e Socialismo sono termini che significano TUTTO e moltissimo ancor oggi....il problema è che si è lasciato farle trasformare in parole vuote dalla imperversante sub-cultura neo-liberista ed analfabeto-qualunquista tipica ed autenticamente di DESTRA.
      Oggi quando vuoi riconoscere un vero fascista contemporaneo basta sentirgli dire che per lui "Destra e Sinistra non esistono più".

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    3. Caro Marcos,
      concordo appieno con lo svuotamento di parole importantissime. Non è detto però che questo sia stato fatto solo o principalmente dalla destra. Hanno contribuito anche moltissimi uomini di sinistra che hanno "smarrito la strada". Basti pensare a un certo Presidente della Repubblica... E non mi pare sia un caso isolato, altrimenti oggi avremmo un partito da votare a occhi chiusi.

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  3. significherà che marine le pen si aggiudicherà la maggioranza !!!!! quest'uomo è più gelatinoso di saccomanni !!!!!

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  4. Cara Carmen ti ringrazio di fare questo lavoro per noi di informazione "vera".. perché chissà come mai in una francia dove la politica segue un filone a noi noto, noi ci mettiamo del nostro anche con l'informazione, diciamo classica, della televisione. E così come a novembre 2011 dopo la lettera estiva della BCE al nostro governo e una situazione finanziaria che stava per scoppiare noi parlavamo dei vizietti (seppur da denunciare) del nostro primo ministro, ora che avremmo tanto da sapere su cosa succede dall'altro lato dei confini montuosi, a maggior ragione chi vaneggia il più europa (perché quando si fa un qualsiasi tipo di investimento prima sarebbe bene essere ben a conoscenza di cosa è, come funziona e cosa potrà succedere), quando si sente un tg in questi giorni l'unica notizia che arriva da oltralpe è che il presidente francese ha una amante.... ..... ..... ..... a quel punto la televisione viene spenta.

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