31/01/14

L’Italia si va disfacendo, mese dopo mese. Chi la ridusse a tale? Chi precisamente?

Riprendiamo dall'ottimo Kappa Di Picche un post di Ambrose Evans Pritchard, pubblicato sul blog del Telegraph, a proposito della notizia che la disoccupazione avrebbe finalmente cominciato a diminuire: basta leggere bene i dati (come anche, molto efficacemente,  qui), e ci si accorge che in realtà l'Italia si sta spegnendo per consunzione....




La notizia di oggi in Italia è che la disoccupazione ha finalmente cominciato a diminuire, passando dal 12.8% al 12.7% nel mese di dicembre.

Scavando più a fondo, si scopre che la storia della ripresa si riduce a niente. Il numero degli occupati in Italia è diminuito di 424 mila nel corso dell’ultimo anno. Piangi Italia mia.

I BRICS fanno scoppiare la bolla del credito: il rischio è uno shock deflazionistico mondiale con un'Europa priva di difese

Sul Telegraph Ambrose Evans-Pritchard analizza le tendenze dell'economia globale: USA e Cina in contemporanea  intraprendono politiche restrittive per contrastare le bolle, i paesi emergenti si difendono alzando i tassi per evitare fughe di capitali, e l'unica senza spazi di manovra rimane l'Europa, che con le sue politiche monetarie ortodosse ha già abbandonato le difese rispetto alla deflazione e alla esplosione del debito. Sorge spontanea la domanda finale:  perché stanno lasciando che accada...?


Metà dell’economia mondiale è a un incidente di distanza da una trappola deflattiva. L’FMI dice che la probabilità che ciò accada potrebbe essere ora del 20%.

30/01/14

Quel che si dice nel Rapporto della Bundesbank sull'Imposta Patrimoniale Una Tantum

Direttamente dal sito della Bundesbank un estratto integrale del Monthly Report di gennaio ci offre un quadro molto dettagliato (e inquietante) sulla proposta di una patrimoniale da applicarsi nei paesi periferici per ridurre il debito pubblico, dato il loro elevato livello di ricchezza privata (punto su cui abbiamo già discusso qui). Nel report non mancano i suggerimenti su come far passare al meglio questa pericolosa misura, presentandola come una redistribuzione di ricchezza interna, e  sulla rapidità necessaria per il successo dell'operazione. Oltre la vaghezza di quanto finora riportato dalla stampa, qui si parla chiaramente di attività non finanziarie e illiquide, delle difficoltà della loro valutazione, e della opportunità di dilazionarne il pagamento.  
Il grado di dettaglio del piano e la possibilità di manovrare lo spread fanno temere che questo piano a un certo punto sarà attuato, con conseguenze catastrofiche per il mercato immobiliare, e con un ulteriore imponente trasferimento di ricchezza dalle famiglie alle istituzioni finanziarie. 
Ringrazio per la segnalazione il giornalista free lance Adam Lawrence Salter, che ha avuto la sagacia e l'intraprendenza di scovare questa preziosa fonte direttamente dalla "tana del lupo". 



Imposta patrimoniale una tantum: uno strumento per risolvere le crisi di insolvenza nell'eurozona?


Bundesbank - Rapporto
Mensile Gennaio 2014



Nel corso della crisi del debito sovrano, di tanto in tanto sono sorti forti dubbi sul fatto se i singoli paesi membri della zona euro siano in grado di servire il debito pubblico o se stiano attuando le misure necessarie a livello politico. A volte, i premi al rischio sui titoli di Stato sono aumentati bruscamente e le principali agenzie di rating ne hanno declassato considerevolmente il merito di credito. Questa situazione ha indotto l'area dell'euro a concordare varie misure di assistenza. Benché tali misure siano generalmente soggette a requisiti di consolidamento, esse tuttavia comportano una sostanziale mutualizzazione dei rischi di insolvenza degli stati senza essere controbilanciate da un corrispondente trasferimento di poteri sovrani a livello centrale.

29/01/14

La Commissione Europea scopre che l'euro c'entra qualcosa con questo disastro

Traduciamo il feroce commento pubblicato su ZeroHedge riguardo l'ultima delle scoperte dell'acqua calda (un po' come, qualche mese fa, la scoperta della BCE sul debito privato e pubblico): un comunicato stampa (qui in italiano) della Commissione Europea riconosce candidamente che disoccupazione e disagio sociale sono esiti della svalutazione interna, che a sua volta è esito della rigidità del cambio implicato dalla moneta unica.


di , 21 gennaio 2014

Era il dicembre del 2012 quando facemmo il punto sul più grande fallimento dell'eurozona: un continente nel quale, a causa dell'assenza della flessibilità del cambio (il che è un regalo alla Germania e a ciò che altrimenti sarebbe un costosissimo marco tedesco), i paesi membri si trovano impossibilitati a svalutare per uscire dalla depressione. Vale a dire che in assenza della possibilità di effettuare una svalutazione esterna, i paesi europei in difficoltà (cioè quasi tutti) hanno avuto una sola scelta: la svalutazione interna, nota anche come crollo salariale.

28/01/14

Frequently Asked Questions sull'Euroexit, di Jacques Sapir, parte prima

Ci sono alcune domande, riguardo l'uscita dall'euro, che tornano a ripetersi e a cui è importante dare risposta. Sapir propone sul suo blog un riepilogo delle più frequenti e significative .


di Jaques Sapir
Il dibattito sull'uscita, o sulla dissoluzione dell'Euro, suscita una serie di domande che continuano a ripetersi. Raccogliamone alcune nella nota che segue, al fine di chiarire il dibattito.

27/01/14

Guardian: in Grecia un programma di spesa sussidiato dall'Europa per tirare avanti e poter dire che l'austerità funziona

Mark Weisbrot sul Guardian parla del progetto di un'autostrada greca da 7 miliardi sovvenzionato dall'Europa: un po' di ossigeno per mantenere in vita una Grecia spolpata e distrutta e cercar di frenare l'avanzata dell'euroscetticismo

Una donna riceve un pasto gratis in una cucina da campo organizzata da un gruppo umanitario greco ad Atene, Syntagma square. Fotografia: Kostas Tsironis/AP

Il piano di austerità del FMI non ha funzionato. La possibile ripresa della Grecia dipende da un programma di ricostruzione volto a stimolare l'economia.

Sono passati quasi quattro anni da quando il governo greco ha negoziato l'accordo con il FMI per un duro programma di austerità, in apparenza progettato per risolvere i suoi problemi di bilancio. Molti economisti, appena visto il piano, si sono immediatamente resi conto che la Grecia stava cominciando un lungo viaggio nel buio che sarebbe durato per molti anni. Questo non perché il governo greco avesse vissuto al di sopra dei propri mezzi o avesse mentito sul suo deficit di bilancio. Queste cose avrebbero potuto essere corrette senza passare attraverso più di sei anni di recessione. Bensì proprio a causa della stessa "soluzione" adottata.

25/01/14

L'Intervista a Barra Caracciolo sugli aspetti giuridici dell'uscita dall'euro

Sull'AntiDiplomatico una lunga e interessante intervista di Alessandro Bianchi a Luciano Barra Caracciolo, in cui il Presidente di sezione del Consiglio di Stato ricostruisce in un complesso quadro la strategia che a partire dagli anni '70 ha portato ad invertire la direzione della storia, dallo stato democratico e sociale del dopoguerra indietro verso un capitalismo ordo-liberista ante '29.  
Qui riportiamo la parte dell'intervista in cui si discutono tecnicamente  gli aspetti giuridici e costituzionali di un'uscita dall'euro.



  di Alessandro Bianchi
 
- Nel suo libro arriva ad affermare come la convivenza tra i Trattati europei e la Costituzione italiana sia impossibile. Come e chi potrebbe sanare questa frattura?

 

Basterebbe riproporre il significato vero della Costituzione come originariamente concepita. Non a caso io nel mio libro riporto brani tratti dalle sedute della “Costituente”, i relativi dibattiti, cioè la fonte diretta e l'interpretazione autentica di quelle che erano le intenzioni dei Costituenti. Il problema, se ragioniamo sul dover essere, cioè sulla restaurazione di un minimo di legalità costituzionale, è un altro: ma i partiti lo vogliono fare? Si pongono questi problemi? 

24/01/14

Gli esperti di Davos che non vanno sui nostri giornali: "l'eurozona è paralizzata, l'euro un errore gigantesco"

Come riporta Evans-Pritchard sul Telegraph, l’ex capo della Bundesbank Axel Weber si aspetta quest’anno nuovi attacchi dei mercati all’eurozona e l’economista Kenneth Rogoff diche che l’euro è stato un "gigantesco errore di proporzioni storiche"
 

Un manipolo di super esperti a Davos ha raffreddato gli entusiasmi di chi sostiene che la crisi europea sia finita, avvertendo che l'eurozona rimane bloccata in una trappola del debito dovuta alla bassa crescita e rischia di essere relegata ai margini dell'economia mondiale dagli Stati Uniti e dalla Cina.
Axel Weber, l'ex capo della Bundesbank tedesca, ha detto che il disordine di fondo continua a fare danni e che quest'anno probabilmente l’eurozona dovrà affrontare un nuovo attacco dei mercati.

23/01/14

Intervista a Jacques Sapir: “La Germania ha distrutto il mercato dell’eurozona”

In un’intervista pubblicata su AGRAPRESSE, il 13 gennaio, Sapir spiega perché la Germania non può essere considerata un modello generalizzabile da poter seguire, e accenna alla protesta dei berretti rossi in Bretagna, analizzandone le principali caratteristiche.

Intervista di Yannick Curt
 
Secondo Jacques Sapir, direttore dell
’École des hautes études in Scienze Sociali (EHESS) e autore del libro “Bisogna uscire dall’euro?” [1], il successo della Germania è dovuto molto al funzionamento della moneta unica, a scapito dei paesi del sud dell'Europa.

22/01/14

La Finlandia in trappola

Un articolo di Bloomberg fa il punto sul fosco declino economico della Finlandia, che fino a poco tempo fa pareva saldamente paese "core" dell'eurozona. La disoccupazione aumenta, la competitività declina, i parametri europei diventano sempre più difficili da rispettare - e come reagisce il governo di grande coalizione (di cui ovviamente fa parte anche la "sinistra" socialdemocratica)? Esatto. Con più austerità.


di Kati Pohjanpalo, 13 gennaio 2014

Mentre l'eurozona riemerge dalla peggiore crisi che abbia mai conosciuto, il paese membro con il rating più alto, nonché uno dei principali sostenitori dell'austerità, sta perdendo posti di lavoro e vede aumentare il suo debito.

Le sfide che la Finlandia - un'economia con un saldo rating AAA -  deve affrontare sono "storiche", ha detto il ministro delle finanze Jutta Urpilainen il 10 gennaio ad Helsinki. "Vorrei promettere che la crisi dell'euro finirà quest'anno, che le mutazioni strutturali dell'industria finiranno e che la crescita del debito pubblico si arresterà. Ma sfortunatamente non posso."

21/01/14

Le previsioni di Bankitalia sulla ripresa italiana smentiscono il governo (e sono ancora troppo ottimistiche)

Qualche mese fa, insieme ad altri autorevoli blog, abbiamo rilanciato un'operazione di verità per capire  a che punto fosse la notte italiana, aldilà della propaganda del partito unico al governo.  Oggi, da Vincitori e Vinti, l'operazione di verità prosegue con un'analisi delle previsioni di Banca d'Italia che, per quanto anch'esse troppo ottimistiche,  smentiscono la propaganda del governo sulla ripresa che starebbe agganciando l'Italia.

L’altro giorno, con la pubblicazione del bollettino economico 1/2014, anche la Banca d’Italia ha demolito il quadro di finanza pubblica e le proiezioni di crescita economiche elaborate dal governo nella Nota di Aggiornamento al Def dello scorso  settembre. Anche se, a parer di chi scrive, le previsioni  di crescita elaborate da Bankitalia rimangono comunque ancora troppo ottimiste.  

20/01/14

Sapir: Il presidente, i "contratti di responsabilità" e la deflazione

Il "Patto di responsabilità" che abbassa il carico fiscale sulle imprese tagliando la spesa pubblica non ha nessuna possibilità di funzionare in un contesto di deflazione: lo spiega Jacques Sapir, con un semplice calcolo basato sul moltiplicatore fiscale. Ma ormai sappiamo perché la "cosiddetta" sinistra  (e anche la sinistra della sinistra) difendono queste politiche fallimentari.



di Jacques Sapir - La promessa di abbassare le imposte fatta da François Hollande durante la sua conferenza stampa del 14 gennaio è stata ben accolta dal mondo delle imprese. Questo è abbastanza normale, ma è anche segno di un ragionamento miope. Se, per finanziare questi sgravi fiscali, il governo taglia la spesa pubblica in un contesto in cui l'economia è già fortemente depressa, ciò potrebbe avere conseguenze disastrose per l'economia francese.

18/01/14

Britain-Exit: La Ford minaccia l’Armageddon, ma sopravvaluta l’importanza di una UE ormai morente.

Come quando cercarono di portare l’UK nell’eurozona, anche oggi le grandi società cercano di intimidire i cittadini UK sull’uscita dall'UE, paventando disastri economici. I fatti smentiscono. Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph riporta il dibattito sul Brexit al punto vero: qual'è oggi il "luogo" migliore della democrazia: gli storici stati nazione europei o gli utopistici  Stati Uniti d’Europa?


La Ford ha emesso un comunicato che equivale a una minaccia di chiudere i battenti nel caso in cui la Gran Bretagna votasse per uscire dall'Unione Europea.
Steve Odell, direttore operativo di Ford in Europa, ha detto a Detroit alla nostra Katherine Rushton che il Regno Unito si "taglierebbe il naso per far dispetto al proprio volto" se uscisse dalla UE.
"Non voglio minacciare il governo britannico, farlo avrebbe gravi conseguenze' [ma] sconsiglierei vivamente di lasciare l'UE, per ragioni che riguardano le imprese e l’occupazione nel Regno Unito," ha dichiarato.

17/01/14

Il Telegraph sull'assalto “supply side” allo stato francese di Hollande

Il commento del Telegraph sulla svolta politica di Hollande, che getta in maniera irreversibile la maschera socialista per abbracciare le mitiche tesi liberiste della crescita indotta dall'austerità... e si illude su un mitico asse franco-tedesco allineandosi alle posizioni di Berlino...


 di Ambrose Evans Pritchard

Il leader francese Francois Hollande lascia di sasso la sinistra del suo stesso Partito Socialista lanciando una nuova strategia economica basata su politiche "supply side" (le politiche dal lato dell'offerta di matrice liberista, ndt).


Il presidente francese François Hollande ha promesso "un elettro- shock" per far uscire l'economia francese dalla profonda crisi in cui è caduta, promettendo di ridurre lo stato elefantiaco e spingere una serie di riforme pro-business.

16/01/14

La ripresa irlandese è solo una chiacchera europea

Sul New York Times si sfata l’illusione della ripresa irlandese: i cittadini non hanno avuto alcun premio per le sofferenze subite, ma i media e soprattutto la Troika insistono a vedere successi dove non ce ne sono. Mentre le condizioni di vita peggiorano e il debito pubblico esplode, chi è stato tutelato fino all’ultimo euro sono i creditori incauti degli anni della “tigre celtica”. E così, dopo che per anni si sono privatizzati gli utili, al momento critico si sono socializzate le perdite.


, DUBLINO — Stavo parlando poco prima di Natale con un ragazzo che vende scarpe in un grande magazzino di Dublino. Mi ha detto che il giorno prima una troupe televisiva aveva girato delle interviste nel negozio. Volevano sapere se le vendite fossero salite durante l’importantissimo periodo natalizio, per avere un segnale se la malconcia economia irlandese, dopo cinque anni terribili, sia finalmente in ripresa.

La maggior parte dei suoi colleghi aveva risposto che, in realtà, le vendite erano piuttosto deludenti. Uno, che era invece più fiducioso, aveva detto che c'erano segnali di miglioramento. Quando alla sera il giovane ha visto il telegiornale, non è stato particolarmente sorpreso nello scoprire che l'unica intervista mandata in onda era quella con l'ottimista.

15/01/14

La "sorpresa dei salari" che arriva dal Giappone

Il primo ministro giapponese Abe (con un intervento personale su Project Syndicate) propone quello che nell’eurozona è un tabù: sostenere la ripresa attraverso l’aumento del reddito dei salariati. Se in Italia l’impossibilità di svalutare le moneta costringe alla svalutazione dei salari per riguadagnare competitività, in Giappone si svaluta la moneta e si aumentano i salari. Ecco come intendono le "riforme strutturali" in Giappone ...



di Shinzo Abe - Primo Ministro del Giappone 
L'anno 2013 ha visto l'economia giapponese voltare pagina dopo due decenni di stagnazione. E il futuro diventerà ancora più luminoso con l’arrivo di quella che abbiamo chiamato la "sorpresa dei salari".

14/01/14

L'Eurozona e la Scozia

Su Project Syndicate un commento di Brigitte Granville (una dei firmatari del Manifesto Europeo di Solidarietà) su alcune implicazioni del referendum del prossimo settembre con cui la Scozia potrebbe ottenere l'indipendenza dal Regno Unito. Per la Granville una Scozia indipendente farebbe bene a dotarsi fin dall'inizio di una propria moneta con tasso di cambio flessibile, così come farebbe bene a farlo  qualsiasi paese dell'eurozona.


di Brigitte Granville – 7 gennaio 2014

Quale dei seguenti è l'evento più probabile per quest'anno: la Scozia che vota per la secessione dal Regno Unito nel referendum di settembre, oppure almeno un paese che decide di lasciare l'eurozona? Il senso comune suggerisce che l'indipendenza della Scozia è possibile, anche se non molto probabile, mentre l'abbandono della moneta unica da parte di uno dei paesi è pura fantasia.

13/01/14

Il ministro delle Finanze greco confessa : "Ho rifiutato un'alleanza col FMI per una ristrutturazione del debito"

L'economista greco Varoufakis riporta una notizia apparsa sul Financial Times che ci dà la misura  della profonda soggezione della classe dirigente greca verso i potenti creditori: non solo non vogliono uscire dalla trappola dell'euro, ma non osano chiedere una ristrutturazione del debito nemmeno se spalleggiati!




Questa è una storia stupefacente. Forse per la prima volta nella sua storia così compromessa, il Fondo Monetario Internazionale ha avuto un importante cambiamento di atteggiamento e ha cercato di fare la cosa giusta per un paese sotto 'programma', ed è stato respinto proprio dal ministro delle finanze di quello stesso paese!

12/01/14

Economist: François Hollande, un liberista?

L'Economist si rallegra perché l'ennesimo esponente della (cosiddetta) sinistra abbraccia le fallimentari teorie della destra. Infatti, nel suo discorso di fine anno, François Hollande ha sorpreso tutti - tranne Goofy - dichiarando apertamente di voler perseguire politiche di tagli alla spesa pubblica, in vista di un futuro (quanto improbabile) taglio delle tasse.

 

L'articolo sottolinea come Hollande stia facendo una decisa inversione di marcia rispetto al mandato da lui ricevuto dagli elettori:
"Il presidente socialista francese, François Hollande, che è stato eletto nel 2012 per porre fine all'austerità e per tassare i ricchi, si è trasformato in un liberista. O almeno un social-liberista. Questo termine, nel lessico della sinistra (e di gran parte della destra) francese, significa credere in una dottrina basata su bassa pressione fiscale e bassa spesa pubblica, ed è quindi un insulto politico. Eppure sembra essere questa la conclusione generale da trarre dopo il discorso del signor Hollande teletrasmesso a fine anno, discorso che ha colto il pubblico francese di sorpresa."

11/01/14

In Germania la povertà raggiunge un nuovo record

Il World Socialist Web Site ci ricorda che larghi strati della popolazione tedesca hanno pagato il prezzo dell'espansionismo mercantilista dell'élite industriale e finanziaria del loro paese, e stanno continuando a pagarlo: in Germania la povertà relativa supera il 15% (con profonde disparità regionali). 
(Per ulteriori approfondimenti  qui, qui, e qui.)


di Konrad Kreft – 6 gennaio 2014

Alcuni giorni prima delle vacanze natalizie la Joint Welfare Association ha pubblicato un report sullo sviluppo della povertà in Germania a livello regionale durante il 2013. Il titolo era “Tra prosperità e povertà – un test sul punto di rottura”. Il report smentisce la propaganda ufficiale secondo la quale la Germania sarebbe rimasta perlopiù immune dagli effetti della crisi e sarebbe un paradiso di prosperità in Europa.

10/01/14

Telegraph: Una campagna elettorale che faccia sognare gli Stati Uniti d'Europa è la migliore arma contro gli euroscettici

Il Telegraph scopre le carte sulla strategia della campagna elettorale per il Parlamento europeo elaborata dai funzionari di Bruxelles, diretta ai cuori e alle menti per nutrire l'illusione del "più Europa" e arginare l'avanzata dei populisti euroscettici



Per il vice presidente della Commissione nelle elezioni europee di questa primavera gli elettori devono schierarsi a favore o contro gli Stati Uniti d'Europa

Una campagna per
ché l'Unione europea diventi gli "Stati Uniti d'Europa" sarà la "migliore arma contro gli euroscettici", ha detto uno dei più alti funzionari di Bruxelles.

Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea e  commissario di Bruxelles in carica da più lungo tempo, ha chiesto "una vera unione politica" da mettere all'ordine del giorno per le elezioni europee di questa primavera:

09/01/14

Sapir: I tabù della sinistra radicale

Jacques Sapir prende spunto da un libro di recente pubblicazione per parlare dei tabù che imprigionano la sinistra radicale, impedendole di replicare il successo di partiti di destra come il Front National. Tra questi, l’impossibilità di riconoscere il valore della sovranità e di giudicare obiettivamente un europeismo basato sulla denigrazione della propria Nazione e sulle ideologie neo-liberiste.

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Il libro che Aurélien Bernier ha appena pubblicato per le edizioni Seuil, “La sinistra radicale e i suoi tabù”, occupa un posto importante nel dibattito che accompagnerà le elezioni europee di questa primavera 2014. Questo libro peraltro si inserisce sia in una corrente di idee, espresse dalla "sinistra della sinistra", che si appella a un'idea di Nazione, e anche in un percorso personale. Aurélien Bernier ha già pubblicato nel 2012 “Come la globalizzazione ha ucciso l'ecologia”, testo importante per l’analisi dell'interazione tra 'globale' e 'nazionale' o 'locale', e soprattutto “Disobbedire all'Unione europea” (edizioni Mille et Une Nuits). Quest’ultimo libro è considerato una sorta di breviario degli attivisti del Front de Gauche. Egli ha anche pubblicato nel 2008 “Il clima, ostaggio della finanza - o come il mercato specula con i "diritti ad inquinare"" sempre edito da Mille et Une Nuits. Il suo nuovo libro si inserisce quindi in questo doppio filone e solleva questioni che saranno fondamentali durante le elezioni europee.

08/01/14

L'Eurozona sta perdendo i 'margini di sicurezza' contro la trappola della deflazione: indici fondamentali al minimo storico

Il Telegraph riprende la metafora di Pimco: i paesi dell'eurozona come dei sonnambuli che camminano sull'orlo di un abisso, una deflazione decennale per la quale non ci sono più margini di manovra...e così tocca sperare nella Ciiina!


di A. E. Pritchard - Come l'inflazione scende, aumentano i timori per i paesi dell'eurozona, 'sonnambuli sull'orlo della trappola deflazione'

I due fondamentali indici di inflazione dell'Eurozona sono scesi ai minimi, aumentando il rischio di una trappola deflazionistica da manuale, se la ripresa vacilla o arriva uno shock inatteso.

L'inflazione core - al netto di alimentari ed energia - è scesa allo 0.7% , al livello più basso dalla crisi Lehman.

06/01/14

Il Financial Times sull'imminente viaggio del segretario al Tesoro USA in Europa

A più di due mesi dal report del Tesoro USA che denunciava l'eccessivo surplus delle partite correnti della Germania, accusata di provocare una "depressione deflazionistica" sull'economia europea e su quella mondiale, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Jack Lew, farà un tour di tre giorni in Europa, nel corso del quale incontrerà a Berlino Wolfgang Schäuble, il ministro delle finanze tedesco. Il Financial Times riporta che l'amministrazione USA continua a nutrire preoccupazioni sulle politiche di austerità e che Mr. Lew farà nuove pressioni sulla Germania per ottenere delle assicurazioni in proposito:

Il mondo secondo Angela Merkel

Diamo spazio con piacere a una nuova voce, l'emittente araba Al Jazeera, con l'articolo di un giovane attivista tedesco che ribadisce un punto fondamentale: il miraggio degli impossibili "Stati Uniti d'Europa" è solo la foglia di fico che copre un progetto di dominazione imperialista. Intanto la Merkel oggi, come Napoleone ieri, suscita ammirazione e odio, riaccende nazionalismi in patria e all'estero, e nell'egemonizzare l'Europa conta sull'appoggio delle élite locali che ritengono "superiori" i valori dell'invasore.

Photo edited by Vocidallestero

Mark Bergfeld – 30 dicembre 2013

Dovunque vada Angela Merkel, la cancelliera tedesca, le proteste la seguono. Quando atterrò a Lisbona prima dello sciopero generale del 14 novembre 2012 nel sud Europa, la stampa internazionale si aspettava scene simili a quelle di Atene, dove decine di migliaia di persone manifestarono contro la sua visita nella capitale greca.

Ma sfortunatamente le dimostrazioni di quel lunedì pomeriggio hanno attratto solo un paio di centinaia di attivisti di sinistra, al grido di “Fora Merkel!” – Merkel vattene. Polizia antisommossa  e transenne separavano i manifestanti dal Palazzo Presidenziale, dove la Merkel incontrava i membri del consiglio Portoghese.

05/01/14

La Lettonia entra nell’euro contro la volontà dei propri cittadini

Il presunto allievo modello dell’austerità – la Lettonia – entra nella moneta unica, nonostante il parere contrario dei suoi cittadini. Come scrive A.E. Pritchard sul Telegraph, il suo discutibile successo è un caso particolare, non applicabile ad altri paesi. Inoltre, il modello di sviluppo che il paese sta seguendo ricorda quello appena andato a rotoli a Cipro.


A capodanno, 5 anni dopo che la sua economia si è disintegrata, il piccolo stato baltico entra nell’eurozona contro la volontà dei propri cittadini, diventando il 18mo e più povero membro dell’unione monetaria

Il paese ha subìto con stoicismo una depressione in stile anni trenta e una drastica terapia d'urto imposta dalla UE, rispettando rigorosamente i termini di un bail-out a cura UE-FMI.

Attraverso le esportazioni, la Lettonia ha riequilibrato i propri conti e ha sfidato i critici difendendo il suo aggancio all’euro contro tutto e tutti, ma l'impresa ha avuto un costo sociale elevato.

04/01/14

Grecia: confisca di case e beni a chi non paga le tasse

Il nuovo anno inizia con l’ennesima cattiva notizia per i cittadini greci: lo stato potrà confiscare ogni  proprietà a chi ritarda il pagamento delle tasse (da keeptalkinggreece). Lo Stato ha scelto di pagare i creditori esteri a tutti i costi, anche se ciò significa rovinare i propri cittadini.


I debitori dello stato avranno un massimo di 30 giorni per rimborsare i loro debiti o  prendere accordi per evitare il sequestro delle loro case, automobili, beni e depositi bancari. La minacciosa circolare è stata rilasciata il terzo giorno del nuovo anno dal Segretario delle Entrate Haris Theocharis, mentre lo stato deve ancora circa 5 miliardi di euro a imprese private.

03/01/14

Un Paper del FMI lancia l'allarme sulla necessità di 'tassare il risparmio' e tagliare il debito dei paesi occidentali, ai massimi da 200 anni

Il Telegraph cita l'ultimo paper del FMI  (di Rogoff e Reinhart, sempre quelli)  che preme per far uscire l'eurozona dall'austerità attraverso il default sui debiti pubblici.  Peccato che il problema non sarebbe il debito pubblico (anche se andando avanti di questo passo rischia di diventarlo) bensì il debito estero e il meccanismo perverso dell'euro. Ma tant'è, al FMI e agli USA poco importa...




The Telegraph - Secondo un nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, gran parte del mondo occidentale dovrà dichiarare default sul debito, tassare il risparmio e aumentare l'inflazione per aprirsi la strada verso la ripresa, dato che i livelli di debito sono arrivati ai massimi da 200 anni a questa parte.

Il documento del FMI afferma che gli oneri del debito nelle nazioni sviluppate sono storicamente a livelli estremi e richiederanno un'ondata di haircuts (ristrutturazioni, ndt), o con delle cancellazioni in stile anni '30, o secondo lo standard delle misure adottate dal FMI per i paesi emergenti.

02/01/14

L'Europa sta lentamente sopprimendo per asfissia la democrazia nazionale

Segnalato potentemente su Twitterun bellissimo articolo del Telegraph richiama un importante studio della scienza politica sull'involuzione letale della democrazia nelle istituzioni UE, che dovrebbe fare da testo base per tutti gli europeisti euroscettici (e dovrebbe far svegliare di soprassalto la sinistra).

Aggiungi didascalia

di Peter Oborne - Le decisioni che riguardano la vita degli elettori sono prese da burocrati e da "tecnici" non eletti.


Ogni tanto capita di imbattersi in un libro, una poesia o un'opera d'arte che è così originale, così perfettamente realizzata, così accurata e vera che non ce la si può togliere dalla testa. Bisogna leggerla e rileggerla molte volte per inserirla nel contesto e capire veramente cosa significa.


Nel corso dei miei vent'anni da giornalista politico la più potente esperienza di questo tipo mi è arrivata quando un amico attirò la mia attenzione su un articolo di 20 pagine in un'oscura rivista accademica.

01/01/14

Il discorso di fine anno di Goofynomics

Ecco il discorso di fine anno che avremmo voluto sentire, un discorso impegnativo, certo, ma in questi chiari di luna gli "ascoltatori" ("cittadini", Re Giorgio, si chiamano "cittadine e cittadini italiani") hanno bisogno di analisi chiare ed esaurienti sui più urgenti problemi  del paese. 
(E questo vale anche per l'anti-discorso di Grillo, che avrebbe avuto tutto il tempo, ormai, di studiarsi il ciclo di Frenkel...)
L'audizione del Prof. Bagnai alla Commissione Finanze  (che qui trovate completa, con video e commenti) chiude l'anno con un esauriente quadro della situazione economica del paese, che chiarisce in primo luogo la relazione necessaria tra euro ed austerità, e in secondo luogo l'irrazionalità dell'euro per una unione economica, basandosi sui più recenti e autorevoli studi scientifici. E da qui si parte, ignorantia non excusat, non più. Per il 2014 auguriamo una buona presa di coscienza a tutti!

 
 
Ringrazio il presidente e ringrazio la Commissione per aver ritenuto di coinvolgermi in questa iniziativa. Una sola rettifica per dovere di cronaca: io in realtà insegno Politica economica, presso l’Università Gabriele D’Annunzio e ho seguito un percorso di ricerca che mi ha portato ad occuparmi, nel corso della mia carriera accademica, della sostenibilità degli squilibri di bilancia dei pagamenti e degli squilibri fiscali nei paesi in via di sviluppo, e anche, ultimamente, nell'Eurozona.