18/11/13

Telegraph: Il "Potere della Borsa" passa a Bruxelles - un Pericoloso Passo in Avanti Contro la Democrazia

Nel silenzio dei media i paesi dell'Euro hanno ceduto a Bruxelles  il simbolo del potere del Parlamento (i cordoni della borsa)...e lo staff del Telegraph rabbrividisce all'idea: immaginate se la Camera dei Comuni non avesse più l'ultima parola sul bilancio...!

L'Eurozona si è spinta in terre finora inesplorate. Per la prima volta, la Commissione Europea usa i suoi nuovi poteri, rinforzati da penalità, per sottoporre a revisione i bilanci statali prima dell'approvazione parlamentare. 



L'esecutivo di Bruxelles  ha mostrato i muscoli  criticando le più grandi economie dell'Eurozona, ma si è trattenuto dal dare istruzioni su come riscrivere i bilanci – almeno per ora.
 
Ma anche così, mettendo in discussione il bilancio preventivo Italiano, ha fatto in modo che la stabilità politica e la fragile ripresa della terza più grande economia dell'Eurozona siano ora ancor più in dubbio.
Senza esagerare il significato di questa evoluzione della politica dell'eurozona: l'ultima parola sulle spese e sulla distribuzione della ricchezza nazionale nei paesi aderenti alla moneta unica non appartiene più ai parlamenti.

Immaginate se la Gran Bretagna fosse entrata nell'euro; la Camera dei Comuni non avrebbe più l'ultima parola sul bilancio, un diritto democratico che risale alla storica battaglia del Parlamento contro Carlo I sul "potere della borsa".

Invece, il Cancelliere dovrebbe sottoporre il suo bilancio a  Bruxelles e, prima del voto dei Parlamentari, esso dovrebbe essere esaminato da funzionari stranieri e dai Ministri delle finanze Europei. 

Funzionari UE non eletti sarebbero in grado di dare istruzioni per modificare  le linee di politica economica, e se il governo o il Parlamento si rifiutassero di attenervisi, potrebbero imporre delle penalità tramite la Corte di Lussemburgo. 

E qui sorge spontanea la domanda: se un parlamento non può decidere come spendere la sua ricchezza nazionale, a che serve eleggerlo? Questo passo è già stato fatto dai 17 paesi aderenti all'Eurozona – spesso senza alcun dibattito su un cambiamento costituzionale così importante. Si tratta di un pericoloso deficit democratico. 

Nessun partito politico in Francia, per  esempio, ha mai fatto la sua campagna elettorale su un programma che prevedesse la cessione della propria sovranità nazionale in questo modo. Se lo avesse fatto, certamente non avrebbe vinto le elezioni. Privatamente, i funzionari Francesi dicono che ignoreranno qualsiasi tentativo di mettere un veto ai loro programmi di spesa, ma in ogni caso si innescherebbe una crisi. 

Se la Commissione chiamasse il loro bluff e decidesse di prevalere sulla volontà del Parlamento nell'interesse dell'euro, si aprirebbe una fase densa di pericoli dagli esiti incerti. In alternativa, se cedesse per evitare il confronto, l'euro potrebbe dover affrontare una nuova crisi non appena i mercati realizzassero che le sue fondamenta non sono solide. 

Se in nome della stabilità l'Eurozona poggia su degli strumenti così a rischio, vuol dire che è ancora una costruzione molto  fragile.

 

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