19/11/13

Intervista a Ferreira do Amaral: Anche se la Germania cambia, l'euro resta insostenibile

Un'altra eccellente intervista de L'Antidiplomatico:  parla l'economista portoghese autore del bestseller "Perché dovremmo lasciare l'euro"

 
di Alessandro Bianchi

João Ferreira do Amaral è Professore all'Instituto Superior de Economia e Gestão, dell'Università Técnica di Lisbona.
 
 - Con il suo libro divenuto un bestseller "Perché dovremmo lasciare l'euro" è riuscito a rompere un grande tabù nell'opinione pubblica del Portogallo. Non lo stesso si può dire per i partiti politici che dominano la vita politica del suo paese. Come si compie quest'ulteriore passaggio?

Credo che le prossime elezioni europee saranno un momento importante in tal senso. Mi auguro che siano i partiti che propongono l’uscita dall'euro ad emergere. Sarei molto soddisfatto e ritengo che abbiano tutte le possibilità di ottenere un voto significativo.
 
- Prima di forzare una rottura della zona euro, vi è chi sottolinea come i paesi dell'Europa meridionale dovrebbero unirsi e formare un cartello per forzare la Germania a compiere quei cambiamenti di politica economica necessari per rilanciare le loro economie. C'è ancora tempo per farlo?

 
A mio parere non è una questione di tempo. La moneta unica è un progetto che non è sostenibile perché provoca spaccature irreparabili tra gli stati europei. Non consente, in particolare, ai paesi con economie meno competitive di poter crescere e creare posti di lavoro. Pertanto, la priorità dovrebbe essere lo smantellamento controllato della zona euro o l'uscita degli stati in peggiori condizioni. Un cambiamento della politica tedesca, per consentire una certa crescita nei paesi che versano in una situazione più difficile, sarebbe vantaggioso per fare in modo che questo smantellamento o questa uscita avvenisse nel modo più equilibrato possibile.
 
- La zona euro - e l'Europa meridionale in particolare – sta per entrare in una pericolosa fase di deflazione. Quali sono i rischi che si corrono?

 Quando si tratta di economie molto indebitate, come sono in generale quelle della zona euro, la deflazione è una situazione molto pericolosa che scoraggia gli investimenti e rende più difficile il mantenimento dei debiti. I consumi quindi tendono a ridursi. Come ci insegna la storia, un’ economia che entra in deflazione ha un'alta probabilità di vivere un lungo periodo di stagnazione o addirittura di depressione economica. Quali altri risultati ci si poteva aspettare da politiche di austerità che sono state imposte dalle istituzioni europee?
 
- Nel marzo del 2011 il governo portoghese si è dimesso per la crisi del debito sovrano, il Parlamento si è sciolto e l'ex premier socialista Josè Socrates ha dichiarato lo stato d'insolvenza, chiedendo l'intervento della troika. Il Memorandum d'Intesa, che ha imposto due anni e mezzo di austerità al paese, è stato quindi negoziato nell'assenza delle più elementari condizioni democratiche. Come giudica il comportamento di Socrates? Ed il paese aveva davvero bisogno di quell'intervento?

 
Nella situazione in cui il paese si trovava probabilmente non vi era altra soluzione se non chiedere aiuto all'esterno. Tuttavia, passata la fase più dolorosa, cioè nell'autunno 2011, il nuovo governo avrebbe dovuto immediatamente iniziare le negoziazioni per moderare l’ austerità e ottenere una proroga del termine del programma, in quanto era evidente che gli obiettivi non sarebbero stati raggiunti. La stessa evoluzione negativa dell’economia europea creava più difficoltà al programma e condizioni migliori per la negoziazione. Ma il governo pensò erroneamente che l'austerità avrebbe portato risultati. Non è avvenuto. Ed ora il Portogallo si trova ad affrontare problemi, in particolar modo la disoccupazione, che sono notevolmente peggiorati, ed allo stesso tempo il debito continua ad aumentare in percentuale rispetto al PIL. C'è anche, naturalmente, un'enorme responsabilità della Troika in questa situazione.
 
- Ci si riferisce spesso al dramma sociale della Grecia come ad una realtà lontana dagli altri paesi dell'Europa meridionale. Ma se uno considera i dati sulla povertà relativa, disoccupazione giovanile e disuguaglianza sociale, ci si accorge come non esista poi tutta questa differenza. Il Portogallo si sta avvicinando al punto di rottura sociale o la sua situazione è davvero diversa da quella greca?

 
La situazione è differente non in termini di tendenza, ma di stadio che è stato raggiunto. Vale a dire, il percorso che il Portogallo sta affrontando è simile a quello greco, ma non ha ancora raggiunto, neanche lontanamente, la proporzione del disastro greco. Soprattutto per quanto riguarda la caduta del PIL e l’aumento della disoccupazione.
Ma è chiaro che più l'austerità si protrarrà, più ci avvicineremo alla Grecia. E' importante ricordare come il disastro greco non ha niente a che vedere con la Grecia. Ha a che fare con la politica che la Troika ha imposto. Il problema si pone esattamente nella stessa forma in Portogallo.
 
- A differenza degli altri paesi, il Portogallo non è risucito ancora a canalizzare il dissenso verso le politiche di Bruxelles, Francoforte e Berlino in un partito o all'interno delle istituzioni. Da che cosa dipende?

 
Alcuni partiti, soprattutto quelli più a sinistra, come il Partito Comunista e il Blocco di Sinistra si sono opposti con determinazione alle politiche della Troika. Ma a mio avviso c'è ancora un enorme potenziale non sfruttato tra gli elettori portoghesi nel senso di mettere in discussione la moneta unica. I sondaggi di opinione chiaramente indicano un trend positivo in questo senso.
 
- Le elezioni per il Parlamento europeo del prossimo maggio saranno un momento decisivo per il futuro dell'impianto europeo. Su quale partito o movimento ripone più fiducia per iniziare un processo di cambiamento?

 
In questo momento non ho fiducia in nessuno, perché nessuno propone l’ uscita dall'euro o lo smantellamento della zona euro. Ma, come ho detto prima, spero che in Portogallo un partito si faccia paladino di questo obiettivo. E se ciò avvenisse lo voterei sicuramente.

2 commenti:

  1. deluso
    "Mi auguro che siano i partiti che propongono l’uscita dall'euro ad emergere"
    si sentono già in lontananza i cori del mainstream: "populista", "populista", "populista"....
    chissà se in parlamento leggeranno mai qs articolo, l'ennesimo di una sterminata serie, ormai...

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  2. Da non perdere:

    Delusional Germany

    http://www.project-syndicate.org/commentary/marcel-fratzscher-on-the-three-beliefs-turning-germany-against-the-euro

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