07/06/13

Sapir: Il miglioramento immaginario dell'area euro

Jacques Sapir fa la radiografia ai pretesi miglioramenti delle economie del sud dell'eurozona, e l'esito è chiaro: un grave deterioramento della situazione


Traduzione di Ugo Sirtori
Una serie di affermazioni sembra accreditare l'idea di una lenta, ma reale, uscita dalla crisi nei paesi del "Sud" dell'area dell'euro. Esse si basano principalmente sulla forte riduzione del deficit commerciale di questi paesi, vista la loro capacità di registrare un surplus commerciale. Ma questa visione delle cose è evidentemente a breve termine, accompagnata da una formidabile miopia per quanto riguarda gli effetti reali della crisi.


Dati OCDE                      



 
Infatti, se guardiamo il valore delle importazioni e delle esportazioni, constatiamo che in Grecia e il Portogallo le importazioni si sono fortemente ridotte, e che in Spagna e in Italiasono in declino. Quanto alle esportazioni, anche esse erano nel frattempo diminuite molto nel 2010 e, tranne che in Spagna, ancora non hanno riacquistato il loro livello del 2008. È quindi a causa della fortissima contrazione della domanda interna che la bilancia commerciale è migliorata.

Grafico 2 (a) e (b)



Il miglioramento della bilancia commerciale è avvenuto quindi, principalmente, per questo effetto meccanico di compressione della domanda e non da un miglioramento dell'efficienza della produzione, che si tradurrebbe in un miglioramento forte e sostenibile della competitività internazionale. Per provare a vedere come evolve l'apparato produttivo, occorre quindi guardare agli investimenti.

Ora, in tutta l'area Euro, vediamo che la crisi provoca un importante taglio degli investimenti. Questo taglio riguarda anche paesi ritenuti in "buona salute" come la Germania o l'Olanda. In realtà, su questo punto particolare, la Francia appare qui invece in una buona posizione.

Grafico 3 (a)
Dati: FMI
World Economic Outlook, aprile 2013, Washington DC.


Se ora consideriamo gli investimenti detti "non residenziali", vale a dire che non riguardano la costruzione di case, il cambiamento è marcato nei paesi che hanno fornito i dati. Il divario tra la Francia e la Germania è particolarmente marcato e serve a correggere un certo numero di idee sbagliate riguardo il confronto tra i due paesi. In realtà, queste cifre riguardano soltanto gli investimenti sul proprio territorio. All’estero, le imprese tedesche investono più delle aziende francesi, ma essi investono massicciamente fuori dalla Germania, nei paesi dell'Europa centrale che sono diventati la "base produttiva" dell'industria tedesca, o nei paesi emergenti o negli Stati Uniti per sfruttare il cambio relativamente basso del dollaro rispetto all'Euro.
 
Grafico 3 (b)


 
Naturalmente, questa caduta è ancor più pronunciata nei paesi che sono in crisi. Così, per i paesi dell'Europa meridionale, il crollo degli investimenti è davvero impressionante se si guarda la formazione lorda di capitale fisso a prezzi correnti. La caduta è particolarmente forte per la Spagna, la Grecia e il Portogallo. È significativa per l'Italia.

Grafico 4

Se guardiamo ora gli investimenti in euro a prezzi costanti l’abbassamento è spettacolare in Grecia, Irlanda e Portogallo (Figura 5a). nel caso della Grecia, la caduta dell'investimento supera il 60%. È di circa due-terzi in Irlanda. È anche molto significativa (oltre il 40%) in Spagna ed è forte in Italia (figura 5B).
                                     
                                    Grafico 5 (a) e (b).





È quindi chiaro: sia l'investimento immobiliare si è fortemente contratto sia il rinnovamento dell'apparato produttivo è stato colpito permanentemente fin dall'inizio della crisi. Esso non solo si è ridotto in senso assoluto, ma dal 2008 lo scarto dai "paesi nordici" (Germania e Francia) si è ampliato. Tutto converge pertanto nell’indicare che l'attuale recupero degli equilibri commerciali non può essere sostenibile e che la competitività dei paesi dell'Europa meridionale si è deteriorata fin dall'inizio della crisi. Da questo punto di vista, un calo della produttività rischia di rendere insufficiente il calo dei salari (o dei costi salariali) che si sta verificando attualmente a causa delle politiche di austerità.

Questo calo della produttività del lavoro è probabile si verifichi a causa del deterioramento dell’apparato produttivo, ma anche a causa del forte aumento della disoccupazione che distrugge brutalmente le competenze accumulate nelle fabbriche e nei laboratori. Questo fenomeno, se prolungato, richiederebbe molto tempo per recuperare il ritardo di produttività perché la ricostruzione della capacità produttiva, quando essa è stata distrutta massicciamente, richiede tempo.

Grafico 6

Dati: FMI, World Economic Outlook, op.cit..

Non si annuncia così nulla di buono per l’area Euro e possiamo vedere, dai dati del primo trimestre del 2013, che i paesi in crescita sono molto rari. In generale il primo trimestre è stato caratterizzato da un approfondimento della crisi.

Tableau 1
Tasso di crescita (nei dati corretti per variazioni stagionali) rispetto al trimestre precedente.
  






Germania
0,1%.
Spagna
-0,5%
Estonia
-1,0%
Francia
-0,2%
Italia
-0,5%
Malta
0,0%
Belgio
0,1%
Portogallo
-0,4%
Slovacchia
0,2%
Olanda
-0,1%
Grecia
-1,2%
Slovenia
-0,7%
Finlandia
-0,1%
Cipro
-1,3%




Austria
0,0%
Irlanda
0,0%




 
Dati : OCDE e Eurostat.

Questo si riflette sia sul debito sia sulle risorse fiscali del paese. Per quanto riguarda il debito, è chiaro che l'austerità imposta nei paesi dell'Europa meridionale non ha calmato l’aumento del rapporto debito-PIL.

 Dati: FMI, World economic outlook, op.cit.

Ma più preoccupante è l'evoluzione delle risorse fiscali in un certo numero di paesi in crisi. Il declino è particolarmente spettacolare nel caso della Grecia, dove è stato stimato dall'FMI a - 17% dal 2008. Inoltre, le cifre del 2013 sono stime, e sulla base delle ultime informazioni provenienti dalla Grecia, possiamo considerare che la caduta sarà ancora più marcata. Le entrate dovrebbero essere di 76 miliardi di euro, o anche meno, per il 2013, perché, oltre alle aziende, anche i nuclei familiari sono nell’impossibilità di pagare le tasse. Anche il ribasso del Portogallo è stato sensibile. Lì, ancora una volta, le previsioni del FMI per il 2013 sono probabilmente ottimistiche.
 
Grafico 8



Dati: FMI, World economic outlook, op.cit..


Per la Spagna e l'Italia (figura 9) la situazione, senza essere così drammatica come in Grecia, è molto preoccupante.

Grafico 9

  Dati: FMI, World economic outlook, op.cit..

In Spagna, le entrate fiscali a prezzi correnti ristagnano nonostante gli sforzi del governo per migliorare la riscossione delle imposte. In Italia, dopo un lieve aumento, in gran parte attribuibile al governo Berlusconi, le entrate sono progredite molto meno di quel che era stato detto. Inoltre, il governo sarà obbligato a restituirne una parte alle piccole e medie imprese per evitare la chiusura massiccia delle attività nell'estate del 2013.

Il quadro che quindi emerge è quello di un peggioramento della crisi dell'eurozona e dell’inefficacia complessiva delle politiche che sono state adottate fino ad ora. L'unico successo, il miglioramento della bilancia commerciale per i paesi dell'Europa meridionale, è stato ottenuto in modi tali che non può essere sostenibile. Tutti gli indicatori indicano un profondo deterioramento della situazione che dovrebbe segnare la seconda metà di quest'anno e l'inizio del prossimo anno. Dato l'aumento di opposizione politica all’attuale funzionamento e ai principi stessi dell'area Euro, questo prevedibile peggioramento della crisi potrebbe portare a una rottura dalle fondamenta dell’euro. Questa rottura deve considerarsi desiderabile. Infatti, più sarà lunga la crisi e più profondi saranno le conseguenze strutturali sull'occupazione (con la perdita di capacità produttiva), fiscale (con l'istituzione di sistemi di deviazione dei flussi di individui e aziende) ma anche sugli investimenti (con una preferenza per le attività di breve termine come commercio e negozi anziché per quelle realmente produttive). Si spera quindi che l'ormai prevedibile peggioramento della situazione spinga un certo numero di paesi a smantellare la zona euro, dato che la sua sopravvivenza può portare solo più miseria e sofferenza per i popoli d'Europa.





21 commenti:

  1. Tutto quanto sopra e' banalmente scontato. (Non e' male proporlo in modo cosi' didascalico, anche se le domande e osservazioni mal poste corrono il rischio di distrarre).


    Il punto cruciale resta il fatto che la Germania salva l'euro e quindi drena tutta la ricchezza possibile degli altri verso se stessa. Il suicidio periferico non e' solo una conseguenza ma la strategia di una Germania che a euro piu' debole ricalibra la sua accumulazione sulla Cina, non a caso non vuole ritorsioni commericiali ecc.
    A prescindere dal successo dell' operazione le oligarchie periferiche sono completamente sottomesse alla Germania e a devastanti politiche monetariste di austerita'. Non esiste una reazione contro tali criminose oligarchie, questo il dramma.
    Enrico

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    1. Germania che calibra l'accumulazione sulla Cina? primo i Cinesi non sono pronti per assorbire l'export tedesco (e i dati lo rivelano) e secondo la cina non permetterebbe un deficit costante.

      poco ma sicuro.

      la Germania può comandare solo all'interno della UE. al suo esterno, al massimo, può "barcamenarsi".

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    2. Le tue affermazioni assiomatiche sono prive di ogni valore.

      La Germania segue una sua strategia, nella quale deve credere.

      Vi e' pure chi scrive quanto sotto.
      E


      Germany Has Won the Euro War Thanks To China

      Germans are less and less interested in Southern Europe as a market for exports. The driver of German exports abroad are emerging markets (and the United States, to a lesser degree). Italy is only the seventh-largest importer of German goods, and Greece, Spain and Portugal are even further down the list. Notwithstanding a collapse of German exports to the “olive oil countries” (a definition I picked up some days ago in Germany), global German exports have remained steady. Berlin has to thank Beijing: In 2004, the Chinese purchased 20 billion euros worth of German products. Last year, they purchased 67 billion worth of goods, writes Stefano Casertano.
      Read Here – The European

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    3. la Germania non è una persona fisica, ma un insieme di interessi non sempre convergenti.
      è inutile ragionare sulla base di quel che conviene "alla Germania"...perchè la cosa che teneva insieme le elite tedesche, ovvero l'assoggettamento del resto d'europa a mercato di sbocco tramite l'euro, sta per crollare.

      per il discorso dell'esportare in Cina, è ovvio che quello sarebbe un obiettivo importante, ma è assolutamente irrealizzabile.

      come ho detto prima, la Cina non è pronta ad assorbire l'export tedesco e, anche lo fosse, ha il peso politico di rifiutare l'imposizione di un deficit strutturale, cosa che QUALUNQUE stato realmente sovrano combatte (tranne gli stati uniti che sono ovviamente caso a parte).

      Infatti, in barba ai 67 miliardi di importazioni cinesi (briciole al confronto delle importazioni dei PIIGS fino a prima della crisi), la produzione industriale è in contrazione anche in Germania. e questi sono fatti.

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    4. Mi sembra banalmente ovvio, anche in base a alcuni altri interventi, che quando parlo di Germania o Francia o USA, ecc. mi riferisco all' oligarchia che detiene effettivamente il potere, e al modo in cui interpretano e gestiscono politicamente i loro interessi.


      I fatti sono che alla Germania serviva l' euro, cioe' un grande marco, per affrontare alcuni dilemmi, il riciclaggio del loro surplus, l'afflusso di capitali esteri e la spinta alla rivalutazione.

      Siccome hanno una idea imperialista dell'europa, e controllano la bce, davanti alle tensioni sorte, per essere ogni paese da solo davanti ai propri debiti denominati ormai in valuta estera, hanno colto l'occasione per definire i governi vassalli. Le oligarchie locali che non hanno alcun progetto nazionale si riconoscono nell'investitura tedesca e nelle ricchezze che come satrapi e proconsoli locali possono accumulare.

      I tedeschi non sono dei completi deficienti da non sapere che la deflazione che coscientemente applicano alla periferia produce degli effetti retroattivi sulla loro economia.

      Ma possono salvare l'euro fino a quando politicamente conviene a loro, e cioe' distrutturano e ristrutturano la periferia secondo i loro interessi imperiali, drenano ogni ricchezza locale a compensazione della loro strategia di incremento delle esportazioni verso l' Asia, e le oligarchie locali in cambio di una paghetta in valuta forte collaborano all' immiserimento delle loro popolazioni di sottomessi.

      Se vi fosse una reazione politica della periferia e il costo politico per i tedeschi si facesse eventualmente troppo elevato, a quel punto potrebbero anche pensare di abbandonare l' euro, ma considerati i benefici che ne hanno derivato e il punto a cui suno giunti, non senza una dura battaglia.

      Questi sono i fatti.
      E

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  2. ottima disamina come al solito da Sapir.

    faccio però notare che l'Italia quanto a debito pubblico su PIL è messa assai peggio di quanto risulta dal grafico qui riportato.

    i danni fatti da Monti sono stati enormi, mentre da quel grafico, forse elaborato sulla base delle previsioni 2012 e 2013 totalmente sballate come al solito, parrebbe che il debito sia aumentato lievemente.

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    1. Vero Luca, l'ho notato pure io... sembra anche che ci siano piccoli errori per le altre nazioni...

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  3. sapir è sempre un grande, peccato che in italia nn abbia ascoltro entro le fila di pd+pdl+scelta civica:) in quelle sedi va per la maggiore la coppia Reinhart & Rogoff :), con la versione NOn depurata dell'errore di fondo.

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  4. Scusatemi l'ingenuità, ma per me rimane "oscuro" il motivo per cui la nostra classe politica preferisca abbracciare teorie (sbagliate) neo liberiste che portano al disastro il paese ( u quindi in definitiva anche loro come classe dirigente) e non optare per sane politiche di difesa e rafforzamento della struttura produttiva ed economica nazionale. Posso capire Monti, che prima di essere italiano è (evidentemente) di fede repubblichina, e quindi ideologicamente "fiancheggiatore" della Germania. Ma tutti gli altri? Per esempio un Renzi, o un Epifani. Cosa ci guadagnano costoro dal disastro che stiamo vivendo? Spero di non essere troppo ingenuo.

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  5. Ma allora , se questa fosse la spiegazione, non si spiegherebbe come da sempre il ceto politico italiano abbia sposato in pieno tutte le idee neoliberiste e del mercato. E non solo il ceto politco,anche sindacale Tutti traditori, tutti moralmente ed eticamente condannabili? O forse molto piu semplicemente è il livello culturale, il pensiero unico globale che pervade e invade le menti e non solo del ceto politico. E di fronte al fallimento della ricetta neo monetarista, evidente, anche dagli stessi dati macroeconomici e delle stesse fonti padronali e mainstream cosa si può pensare che possano fare in mancanza di una reale e vera , credibile alternativa se non continuare a dosi sempre piu massicce nella stessa ricetta? E come quando i generali si accorgono che la guerra si sta perdendo e invece di ritirarsi incrementano i bombardamenti, gli assalti alla baionetta. La guerra del Vietnam insegna!

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  6. C'era un post di Goofynomics che purtroppo non ritrovo più dove si davano delle spiegazioni molto articolate. Se qualcuno lo trova, lo può linkare qui?
    Comunque gli interessi in gioco sono di diversa natura - da una parte il vincolo esterno per contenere i salari e la forza contrattuale dei lavoratori, dall'altra il sogno dell'unione dei popoli europei che ha sostituito il sogno comunista dopo il crollo del muro di Berlino. E chi va avanti a sogni...
    Poi, per qualcuno può pur esserci l'alto tradimento e l'attentato alla Costituzione...

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    1. Credo sia questo:
      http://goofynomics.blogspot.it/2013/04/le-colpe-dei-piccini-ricadono-sui.html

      E complimenti per il prezioso pavoro.

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    2. Esatto, grazie.

      @ E Liebste Jorg .... nessuno tocchi Caino.

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. Caratteristiche della legittima difesa: proporzionalità (e ci siamo)- necessità e immediatezza...(e qui in un processo è ergastolo!)

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    5. OK, ho capito. Levo il disturbo. Grüezi.

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  7. Si il post di goofynomics lo conosco è dell'anno scorso se non sbaglio. Sono portato a pensare che vi siano legami fra politici italiani ed euro, meno politici e per così dire più "operativi". Margini di profitti personali e/o di gruppo, "plusvalenze" garantite... affari in corso.

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  8. @ Anonimo
    sulla Germania.
    Non so dove tu abbia preso quell'estratto, ma è pura fantascienza.
    I dati sono qui.
    https://www.destatis.de/EN/FactsFigures/NationalEconomyEnvironment/ForeignTrade/TradingPartners/Tables/OrderRankGermanyTradingPartners.pdf?__blob=publicationFile
    Ed è facile vedere che chi sta al primo posto è la Francia.
    Al secondo gli USA, meglio noti come "to a lesser degree".
    La Cina è in alto, peccato che lì è più quel che la Germania importa piuttosto che quello che esporta.
    Infatti, nel "balance" troviamo la Francia al top e la Cina terz'ultima.
    D'altra parte, c'è chi queste cose le scriveva più di un anno fa.
    http://goofynomics.blogspot.com/2012/02/reichlin-vs-tutti-ovvero-germany-vs.html

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  9. Le esportazioni verso l'Europa e la periferia non scompaiono.
    Cio' che conta sono le variazioni percentuali e i termini in cui si potrebbero compensare.
    Vi sono inoltre massicci investimenti tedeschi in Cina, che influenzano le importazioni.

    Il "balance" qui importa relativamente, rilevanti sono intanto le esportazioni in termini assoluti.
    Anche se la Germania non fosse in surplus il volume di export e' stato prodotto e venduto.

    Il punto poi era che intanto che la Germania punta a incrementare le esportazioni in Cina e fuori dall'Europa drena di tutta la ricchezza possibile i paesi europei specie della periferia. E che per le oligarchie periferiche va bene, dato che sono legittimate come vassalle e contemporaneamente eliminano gli eccessi di democrazia e le concessioni che hanno fatto ai loro sottomessi nel dopoguerra.

    Non vi e'nulla di male a non capire molto di economia e a non esserne specialisti, bisognerebbe pero'evitare di attaccarsi anche a formulette magiche.
    E

    PS anche per il precedente copy and paste vi sono tutti i dati e riferimenti, se uno sa leggere.


    German exporters pin hopes for growth on China, US
    German exporters pessimistic about demand from eurozone, see future growth in China, US

    Associated PressBy Frank Jordans, Associated Press | Associated Press – Mon, Apr 29, 2013

    BERLIN (AP) -- China and the United States represent the biggest growth opportunity for German exporters, as European economies continue to falter, a group representing the industry said Monday.

    The Federation of German Wholesale, Foreign Trade and Services, or BGA, said governments in Italy, France and elsewhere appear unwilling to make necessary reforms to boost growth.

    "While Europe will for the time being remain by far the most important market for German products, the recession in the eurozone is accelerating the shift toward non-European markets," BGA president Anton Boerner said.

    Some 43 percent of German exports went to countries outside the European Union last year, up from 37 percent a decade earlier, the group said. For 2013, the BGA predicts German exports will grow by 3 percent to reach a new record of 1.13 trillion euros. By 2025 more than half of German exports will be to countries outside the 27-nation bloc, it predicted.

    China, the U.S. and Germany are the world's three largest exporting countries.

    Boerner urged European leaders to press ahead with bilateral free trade agreements such as the one recently concluded with South Korea. Europe is in preliminary talks with both Japan and the U.S to forge similar deals, which could add tens of billions of euros to the global economy.

    He added that the United States would stage an "economic comeback we shouldn't underestimate" in the coming year, thanks to cheap energy prices and a well-trained workforce.

    While this will boost exports to the U.S., which are expected to grow by 15 percent to almost 100 billion euros ($130.8 billion) this year, German exporters will also face tougher competition from their American counterparts as a result, he said.

    Meanwhile, exports to China are expected to grow by 5 percent to 70 billion euros in 2013 as the country ratchets up domestic demand, particularly for high-quality products such as German cars and machinery.

    Forecasts for Europe, however, are gloomy.

    Boerner said his group expects economic conditions in southern Europe to worsen further and that he has little hope for structural reforms in Italy and France in the coming years.

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  10. @Anonimo
    credevo di saper leggere, ma non ho visto link nel brano riportato sopra!

    Comunque non mi risulta che gli Investimenti diretti rientrino nel Current Account, né che il balance conti poco (altro se conta!), né che qui ci sia gente che applica formule magiche. Inoltre sarebbe meglio intervenire con un nome, e in maniera costruttiva.

    E' evidente che la Germania ha applicato la politica di beggar thy neighbour (anche detta crescita trainata dalle esportazioni) coi partners europei, non con la Cina, su questio credo che non ci piova perché i dati lo confermano.
    Ora che la domanda in Europa cala, userà i capitali accumulati per acquisire fabbriche cacciavite con lavoro a basso costo nei paesi distrutti e colonizzati, e cercherà di esportare nei paesi extraUE. Ma queste cose di solito vanno a finire male...

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