22/05/13

WSJ - Concepire l’inconcepibile: l’abbandono di una valuta!

Un significativo monito dal Wall Street Journal: un regime monetario sembra immutabile, fino al giorno in cui non viene spazzato via!  
(grazie a Leo per la segnalazione)


Traduzione di Alex 
Di Thomas CATAN e Marcus WALKER, Wall Street Journal - La disoccupazione in Spagna ha raggiunto il  27%. I giovani sono in fuga da Portogallo e Irlanda. Un greco su quattro ha difficoltà nel comprarsi da mangiare.

Nonostante lo stato di Depressione, l'Europa non dispone di un piano di emergenza per ridare lavoro alla gente. Nell’ottica della strategia  di uscita dalla crisi dell’Euro, di matrice tedesca, per sfuggire alla crisi dell'euro  gli stati  dell'Europa meridionale devono continuare a tagliare la spesa pubblica, abbassare i salari, limare al ribasso i prezzi  fino a quando saranno di nuovo competitivi.  In base ad alcuni  studi di Goldman Sachs, al ritmo attuale, ci potrebbe volere un decennio o più per completare il processo.




Tutta questa prolungata sofferenza fa nascere una domanda: esiste un punto di rottura oltre al quale  gli europei diranno  semplicemente: "Basta"?

Certamente gli europei hanno contestato l’austerità.  Ma nonostante i timori,  nessun paese ha abbandonato  l'euro.   Il supporto alla  moneta comune rimane alto, nonostante il  diffuso disincanto nei confronti dell'Unione europea. Secondo un sondaggio pubblicato questo mese dal Pew Research Center, oltre il 60% degli spagnoli, greci, italiani e francesi vogliono mantenere la moneta comune. (1)
 
Gli Europrofeti di sventura, che prevedevano che la Grecia sarebbe uscita  dalla moneta unica l’anno scorso, hanno apparentemente sottovalutato la volontà degli europei di sopportare anni di difficoltà, piuttosto che scommettere sull’uscita. Ma i funzionari europei che contano sulla  stabilità del sentimento pro-euro potrebbero  fare l'errore opposto.

Le riserve di pazienza degli Europei sono grandi,  ma non infinite.

"Solo l’assoluta enormità dell’idea di un  abbandono  dell'euro ha finora agito da deterrente all’abbandono", dice Simon Tilford, capo economista presso il Center for European Reform, un think tank con sede a Londra.  

Una volta però che le persone percepiranno che  non c'è luce in fondo al tunnel "probabilmente si inizierà ad assistere  ad un dibattito più aperto sui costi e sui  benefici di mantenere la moneta unica e una volta avviato il dibattito, le cose potrebbero evolversi abbastanza rapidamente."

E’ già successo.  Esattamente come per i paesi che hanno aderito all’Eurozona, l'Argentina nel 1990 rinunciò al controllo sulla propria moneta, fissando il cambio  uno a uno  con il dollaro USA.
 Ciò permise di  domare  l’iperinflazione, ma ha anche permesso un euforico indebitamento in dollari che ha spinto al rialzo i salari ed i costi aziendali .

Come l'Europa meridionale oggi, l'Argentina diventò profondamente non-competitiva e la valuta del paese non poté più  rendere i suoi beni attraenti all'estero.

Come i membri dell'eurozona oggi, l'Argentina avrebbe dovuto “far smorfie  e sopportare” fino a quando i salari e i prezzi non fossero scesi abbastanza da rendere di nuovo competitivo il paese. La saggezza popolare del tempo voleva che gli argentini dovessero sopportare qualsiasi difficoltà pur di continuare ad utilizzare il dollaro statunitense, talmente erano rimasti scottati da decenni di caos politico ed economico che avevano comportato anche periodi di inflazione a quattro cifre.

"La svalutazione non è un'opzione per l’ Argentina", disse ai tempi un economista della Banca Mondiale. "Con un livello così alto di dollarizzazione, una svalutazione sarebbe troppo costosa."

Tecnicamente, l'Argentina disponeva di una propria moneta (N.d.t. al contrario di noi oggi), ma l’abbandono della parità con il dollaro era ritenuto troppo dirompente da intraprendere in quanto quasi tutti i debiti ed i contratti di lavoro erano in  valuta statunitense. Tuttavia, dopo tre anni di recessione, gli Argentini decisero  in massa che qualunque cosa fosse venuta dopo non poteva essere peggiore della depressione senza fine necessaria per mantenere i loro pesos intercambiabili con i dollari.  

In una mite serata nel dicembre 2001, la classe media, in un'esplosione di rabbia, prese  le strade di Buenos Aires. Delle rivolte  in tutto il paese spazzarono via il governo dal potere. L'Argentina fece default poco dopo, e  il paese abbandonò l’aggancio al dollaro.
In che cosa è simile oggi la situazione nel sud Europa? L'economia argentina si era contratta di circa l'8% nei tre anni precedenti la rivolta. Secondo il Fondo Monetario Internazionale entro la fine di quest'anno
le economie di Italia e Portogallo si saranno contratte  di circa l'8% rispetto al picco massimo, la  Spagna di circa il 6% e la Grecia di oltre il 23%.

I politicanti  dell'UE che si crogiolano nell’apparente  popolarità dell'euro dovrebbero considerare che anche gli argentini avevano ampiamente sostenuto l’ancoraggio del cambio al dollaro   fino al momento dell’esplosione. In un sondaggio pubblicato nel dicembre 2001, lo stesso mese in cui gli argentini si rivoltarono, solo il 14% aveva sostenuto  che il regime monetario doveva essere dismesso,   mentre il 62% aveva dichiarato  di volerlo mantenere. Il che  praticamente coincide con la percentuale di spagnoli e greci che oggi dicono di voler mantenere l'euro.

L'Argentina, da quando ha svalutato e per via  dei suoi alti e bassi, non può rappresentare un modello per l'Europa. Piuttosto, un monito.

Alla fine del 2001, il ministro dell'economia argentina aveva definito l’ancoraggio al  dollaro "un'istituzione permanente", il cui crollo impensabile avrebbe causato "la dissoluzione delle istituzioni di base dell'economia e della società".  Un mese dopo non c’era più. 

Coloro che sostengono  che il rischio di dissoluzione dell’Eurozona è scomparso, dovrebbero ricordarsi di altri periodi  in cui le persone avevano considerato  un regime monetario sacro,  fin tanto che non è stato spazzato via. 

(1) N.d.t. That is the real issue! La popolazione tutt'ora non ha ancora diffusamente compreso
a)  che si scrive Euro ma si legge Marco!
b) il fatto che, essendo per definizione la moneta  espressione della Forza in senso ampio dell’area che la genera, non esistendo una robusta struttura politica soggiacente che però eventualmente doveva essere studiata e fatta PRIMA e non attaccata posticcia dopo, l’Euro  finisca per rappresentare solo gli interessi del più forte dei suoi  membri,  la Germania. Ciò non l’hanno ancora largamente compreso né i lavoratori,  né i piccoli e medi imprenditori; categorie che infatti sono state prima cloroformizzate dai media con panzane di vario genere e natura, per venire,   tutt’ora,  massacrate con la complicità dei loro prezzolati rappresentanti.

11 commenti:

  1. dici tutto nel tuo commento finale. il punto non è che gli europei, come dice il giornalista, sono pazienti.

    il punto è che sono ancora in parte inconsapevoli della situazione.

    se sapessero a cosa servono i loro sacrifici e le loro sofferenze, scoppierebbe una rivoluzione seduta stante.

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  2. Nessuno può ormai negare il grave ritardo nella costruzione "politica" che avrebbe dovuto affiancare l'adozione della moneta unica. Da un lato l'euro ha ulteriormente rafforzato il "vincolo esterno" della competizione internazionale; dall'altro, le istituzioni e le politiche comunitarie non sono state in grado di contrastare l'accumularsi degli squilibri tra i paesi membri, e quindi neanche di predisporre per tempo una rete di protezione che evitasse il loro sfociare in crisi finanziaria

    Tuttavia, credo anche che l'opinione pubblica nei paesi colpiti sia consapevole delle responsabilità "interne" della crisi, derivati da un modello di sviluppo e da una classe di governo non adeguati alle sfide del contesto economico. Ad esempio, gli spagnoli non possono disconoscere la pazzia collettiva della bolla immobiliare e del sovraindebitamento privato. Così come noi italiani non possiamo negare il peccato di avere spesso interpretato la gestione della cosa pubblica come una sorta di "assalto alla diligenza".

    Quando si osserva il teatrino deplorevole della nostra politica... quando si snocciolano i dati sul livello del debito pubblico e della pressione fiscale... quando ci si affaccia sulle voragini dell'evasione fiscale e dei disavanzi di una gestione pensionistica scriteriata... quando si analizza il moltiplicarsi sprecone dei livelli di governo e l'immobilismo di interi pezzi delle amministrazioni pubbliche ... non si può onestamente affermare che sia solo colpa dell'euro.

    Quanto ancora deve salire la disperazione sociale per cancellare ogni senso di colpa ?

    Un cordiale saluto
    marionetteallariscossa.blogspot

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  3. Emilio, hai sottolineato proprio l'equivoco di fondo che sta sotto tutta questa storia e impedisce alle persone di prendere coscienza della realtà della situazione: il senso di colpa, su cui l'informazione e la politica, servitori degli interessi dell'oligarchia, speculano senza ritegno manipolando le menti.
    Bisogna sgombrare il campo e rimettere ogni cosa al suo posto.
    In primo luogo va considerato come un fatto normale che la società non sia perfetta, che ci possa essere dell'inefficienza, della corruzione, sia nel settore pubblico che privato, quindi non c'è da avere sensi di colpa, ma da occuparsene, per ridurne l'impatto e migliorare il vivere civile.
    In secondo luogo va considerato che "l'euro" (l'unione monetaria e le liberalizzazioni indiscriminate nella circolazione dei capitali e delle merci, gli assurdi vincoli di bilancio) eventualmente ha inasprito i problemi che già c'erano, aggiungendone anche degli altri, grossi, e rendendo quindi ancora più difficile risolverli.
    E' dunque assurdo considerare la crisi come un'occasione per migliorare la società e la gestione pubblica, considerare che a causa dei nostri vizi non abbiamo potuto gestire bene l'euro, perché questi sono stati proprio gli elementi che hanno peggiorato il tutto!
    Saluti

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  4. http://goofynomics.blogspot.it/2012/05/il-ritorno-del-terrorismo.html

    come al solito Bagnai è impeccabile: in qs caso si parla di Argentina

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  5. Il ringraziamento va sempre a te (voi) e a questo blog, che a livello di traduzione è moooooooooooolto meglio del Traduttore di google :-)

    Io ne approfitto e, sempre se hai (avete) tempo e voglia, vi segnalo un altro bell'articolo che parla di euro ed Europa e della necessità di smantellare questo sistema.

    http://mobile.bloomberg.com/news/2013-05-14/save-europe-split-the-euro.html

    Grazie ancora a Carmen, Alex e a tutti i traduttori.

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    1. molto meglio del sole24ore e delle sue bozze non corrette.....se è per quello...

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  6. Anche la caccia è molto importante, se tutto va bene stasera questo è mio!..;)

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  7. Ehehehe la verità è che gli argentini hanno il sangue molto più caldo del nostro e perdono la pazienza in un batter di ciglio.

    Avete mai visto una partita di calcio? Non so un derby tipo Boca Jr - River plate?

    Eh io ho visto l'ultimo pochi giorni fa, in campo c'erano i poliziotti con i manganelli e gli scudi, i giocatori battevano il calcio d'angolo con gli scudi sulla testa altrimenti si prendevano monetine e pietre in fronte.

    La verità è gli argentini sono molto più POPOLO di spagnoli italiani e greci messi insieme.

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    1. qui il concetto di appartenenza alla propria nazione è stato svilito certosinamente da 30 anni di informazione pilotata. si sono impegnati a fondo per creare una generazione intera di persone che devono vergognarsi di essere italiane.

      quando invece dovremmo solo vergognarci dei governanti che ci rappresentano.

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  8. Buon viaggio don Gallo!!!!

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  9. Per far capire la gravità di questa crisi FINANZIARIA (e non economica perchè di crisi finanziaria si parla, che poi ovviamente è stata scaricata sulle nostre spalle che di fatto è diventata economica) dovremo abolire il calcio,togliere dal commercio la pasta e rendere illegale possedere un divano.
    Stai pur certo che poi qualcosa cambia!
    Durante gli ultimi modiali di calcio, le partite riuscivo a sentirle anche dalla mia terrazza,tutte le finestre erano aperte a causa del caldo, se me ne stavo in silenzio sentivo tutta la telecronaca senza dover accendere la mia televisione, tutti gli italiani erano uniti insieme per guardare l'italia giocare.
    Oggi la benzina costa ancora un'occhio della testa, ma nessuno dice nulla, i governi si autoeleggono senza chiedere niente a noi italiani e nessuno dice niente, la costituzione italiana è stata più volte modificata a piacimento dalla nostra classe politica, un esempio?
    Non ricordo il numero dell'articolo, ma in esso si dice che il presidente della repubblica non può essere rieletto la seconda volta.....
    E NESSUNO DICE NIENTE!
    Da molte persone che ho intorno tutti i giorni sento dire frasi del tipo:
    Mio figlio a scuola non riesce a capire bene la storia, mi domando perchè esiste ancora una materia così inutile!
    Pensavo di farci l'abitudine a questo tipo di affermazioni, ma tutte le volte che le sento vedo chiaramente che non sono i politici a distruggerci, siamo capaci benissimo di farlo da soli!!
    Pasta, calcio e divano.
    Tre parole che desrivono molto bene gli italiani.
    Ti guardi intorno e senti gruppi di persone che gridano allo scandalo per un rigore che non c'era.
    Se gli domandi un parere su questa crisi ti dicono che sono tutti d'accordo e che fanno quel che gli pare, ma per guardare la partita di calcio sono capaci di creare acredine con il proprio coniuge pur di seguire 22 persone che corrono su un prato.
    Piccola correzione:
    Pasta+calcio+divano e qualcosa di cui lamentarsi = italiani.
    E dove vuoi andare con queste premesse?
    Io ho perso fiducia nelle persone.

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