15/10/12

L'Europa Sbagliata Vince il Nobel per la Pace

Dal Telegraph un bell'articolo di Ambrose Evans Pritchard a proposito del famigerato Nobel per la pace a questa Europa, chiarisce il rapporto tra stato nazionale e guerra e pace. Non serve un'organizzazione sovranazionale per avere la pace, anzi...(a meno che per pace non si intenda deserto)




Difficile farsene una ragione.

La notizia che l'Unione europea ha vinto il Nobel per la Pace arriva stamattina, proprio nel momento in cui veniamo a sapere che il tentativo dell'Europa di spezzare il potere degli Stati nazionali attraverso l'unione monetaria ha spinto la disoccupazione greca ad un record del 25.1% - appena sopra la Spagna - con un grave peggioramento ancora da venire.

La notizia arriva mentre la divisione Nord-Sud dell'UEM diventa di giorno in giorno sempre più aspra, con il blocco dei creditori e il blocco dei debitori (per usare una descrizione molto grossolana che non coglie quella che è veramente una storia di disallineamento delle valute) che si guardano a vicenda con odio crescente.

 


Arriva pochi giorni dopo che il cancelliere Angela Merkel è stato accolto ad Atene da una folla inferocita, con alcuni che facevano il saluto alla Hitler, e altri che protestavano che la Grecia è diventata una "colonia di schiavi dell'Unione europea".

Per tenerla al sicuro lo Stato greco ha dovuto impegnare 7000 poliziotti e imporre un blocco parziale della città di Atene. Il Frankfurter Allgemeine ha ricordato che Konrad Adenauer nel 1954, meno di un decennio dopo l'occupazione della Wehrmacht (e 300.000 morti), godette - come meritava - di un benvenuto più amichevole.

Arriva mentre il vice-presidente del Parlamento spagnolo chiede il dispiegamento della Guardia Civil per reprimere i separatisti catalani. E benché la questione catalana preceda, ovviamente, la crisi dell'UEM, tuttavia è esplosa proprio adesso perché il sistema UEM ha portato la Spagna ad una depressione paralizzante.

Arriva dopo che la struttura politica dell'UEM, prima ha alimentato un boom del credito in una serie di paesi, e poi ha oscillato all'altro estremo di una contrazione maniacale che sta spingendo l'eurozona in una profonda recessione double-dip.

Proprio perché gli stati vittima hanno consegnato le loro fondamentali leve politiche al progetto europeo, essi ora non hanno alcun mezzo per difendersi o per rispondere alle grida del loro popolo. Da qui gli avvertimenti di questa settimana dall'ex presidente Portoghese Jorge Sampaio, che l'asfissia economica del suo paese rischia di distruggere la sua giovane democrazia.

Il Premio Nobel arriva, insomma, proprio quando gli eventi hanno dimostrato che la spinta hegeliana verso l'integrazione a rotta di collo - l'assalto sovranazionale agli antichi stati nazionali d'Europa – si è dimostrata essere un disastro.

Il disastro è avvenuto perché degli estremisti ideologici hanno cercato di prendere d'assalto la storia, e perché gente come i membri del Comitato per il Nobel e le loro controparti nelle capitali dell'UE ritengono che il progetto europeo sia un ideale più alto, e le istituzioni paneuropee debbano essere esaltate.

Considerano la questione al contrario. Il progetto sta violando in modo incrementale il principio di Burke che la maggior parte dei lettori del Telegraph potrebbero sottoscrivere: le conoscenze collaudate, lo spirito del gruppo, le corde ancestrali della memoria, e i costumi e la lealtà che legano un popolo.

Purtroppo, quelli disposti a difendere lo Stato democratico nazionale come l'ideale più alto sono stati troppo pochi, e troppo intimiditi dalla moda contraria. Gli hegeliani hanno preso la mano, ed i risultati sono ora chiari sotto i nostri occhi.

Sì, siamo tutti d'accordo che l'Unione europea franco-tedesca di oggi batte Verdun, ma non è lo stato nazione democratico che ha causato Verdun. E' stato un lungo attacco premeditato da parte di una autocrazia militare, come Fritz Fischer espone molto chiaramente in Griff nach der Weltmacht.

Né è lo stato nazione democratico che ha causato l'invasione di Praga e lo smembramento della Cecoslovacchia nel marzo 1939, e tutto ciò che purtroppo ne è seguito.

Questo tentativo velato di inputare le guerre del 20° secolo alle faide degli stati europei è un gioco di prestigio, troppo facilmente permesso in passato. Non c'è stata affatto nessuna guerra continentale per un secolo dopo il Congresso di Vienna. Che cosa è cambiato nel 1914, questo è stato un qualcosa di molto specifico.

I sommi sacerdoti dell'UE attingono a una versione caricaturale della storia che deve essere messa in discussione. Le democrazie nazionali del dopoguerra - alimentate dal Piano Marshall, dalla Nato, e dalla benevola influenza americana,
nota bene - non sono il problema, sono la soluzione. Sono stati il ​​fondamento dell'ordine pacifico in Europa per 60 anni, anche se non sono ancora saldamente ancorato e fissato.

Sì, è possibile sostenere che la prospettiva dell'adesione all'UE ha aiutato la Grecia, la Spagna e il Portogallo a passare alla democrazia, con il seguito dell'Europa orientale. Ma è un argomento specioso. Nello stesso periodo la maggior parte dell'America Latina si è evoluta verso la democrazia, e anche gran parte dell'Africa e dell'Asia. E' un cambiamento globale.

La principale minaccia a questo stato di cose, una volta felice, in Europa, proviene dalla esaltazione della stessa UE nel costruirsi delle istituzioni al di fuori del controllo parlamentare. Lo scopriremo presto se davvero Eurolandia attraverserà il Rubicone dell'unione fiscale per fermare il crollo dell'euro, e in tal modo usurperà i poteri fiscali e di spesa del complesso dei parlamenti, vale a dire se i leader UEM sono davvero disposti ad estirpare il cuore della democrazia.

Il comitato del Nobel ama distribuire i premi per spingere la sua agenda e promuovere ciò che ritiene un comportamento positivo. In questo caso lo scopo è quello di far pressione sul Nord Europa perché faccia quadrato intorno al progetto.

"Vogliamo mettere a fuoco ciò che è stato realizzato in Europa in termini di pace e di riconciliazione", dice Thorbjørn Jagland del Comitato. "E' un messaggio all'Europa perché garantisca il mantenimento di quanto è stato raggiunto e non lasci che il continente si disintegri di nuovo, perché questo significa l'emergere dell'estremismo e del nazionalismo."

Possiamo non dubitare delle sue buone intenzioni. Possiamo, tuttavia, trovare abominevole il suo giudizio. 



1 commento:

  1. Poi detto da un Norveggese..
    allora se l'Ue è così buona, perchè appunto la Norvegia, ha scelto di rimanerne fuori?
    E' una domanda a cui non so darmi una risposta logica, anche se ne intuisco la non coerenza;
    E quando una cosa è incoerente, vuol dire che qualcuno mente..

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