06/07/11

Confessioni di un Deregulator Finanziario

Su Project Syndicate, riflessioni di Bredford De Long  - prof alla famosa Università di Berkeley in California, ed ex Segretario al Tesoro - sulla deregolamentazione finanziaria degli anni '90. Almeno qualcuno ci ripensa...

30 giugno 2011

Alla fine degli anni '90, almeno in America, due scuole di pensiero premevano per una maggiore deregolamentazione finanziaria - quindi per abrogare la separazione legale tra investment banking e commercial banking, allentare i requisiti patrimoniali delle banche, e favorire la creazione e l'utilizzo più aggressivo di strumenti derivati. Se la deregolamentazione ora sembra una cattiva idea, perché allora non era così?

La prima scuola di pensiero, vicina al Partito Repubblicano degli Stati Uniti, considerava la regolamentazione della finanza come un male perché tutte le regolamentazioni erano un male. La seconda, quella del Partito Democratico, era un po' più complicata, e si basava su quattro considerazioni:

· Nel nucleo industriale dell'economia globale, erano passati più di 60 anni dalla crisi finanziaria che aveva avuto un grosso impatto sui livelli globali di produzione e di occupazione. Mentre le moderne banche centrali avevano le loro difficoltà nel trattare con shock inflazionistici, erano passate generazioni dalla difficle gestione dell'ultimo shock deflazionistico.

· I profitti dell' oligarchia dell'investment banking (quel pugno di banche di investimento mondiali, tra cui Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan Chase, tra gli altri) erano di gran lunga superiori a quelli di qualsiasi mercato competitivo, a causa delle "tasche profonde" di queste banche e della loro capacità di manovrare attraverso la giungla dei regolamenti.

· Il ritorno di mercato di lungo periodo - per cui quelli con le tasche profonde e la pazienza di assumere rischi nell'immobiliare, nell'azionario, nei derivati e altro ancora, raccoglievano profitti fuori misura - sembrava indicare che i mercati finanziari erano davvero forti nel mobilitare la capacità di rischio della società.

· I due terzi più poveri della popolazione americana sembravano essere tagliati fuori dalle opportunità, di cui godeva il terzo più ricco, di prendere in prestito a tassi di interesse ragionevoli e di investire in alti rendimenti.

Queste quattro considerazioni suggerivano che erano opportune delle nuove sperimentazioni istituzionali. Le restrizioni sul rischio dell'era della depressione sembravano meno urgenti, data la comprovata capacità della Federal Reserve americana di costruire dei sistemi di protezione tra le difficoltà finanziarie e la domanda aggregata. I nuovi modi di prendere in prestito e di distribuire il rischio sembravano avere pochi lati negativi. Più concorrenza agli oligarchi dell'investment banking da parte delle banche commerciali e compagnie di assicurazione sembrava in grado di ridurre i profitti inconcepibili del settore bancario dell'investimento.

Sembrava valesse la pena di provare. Non era così.

Stiamo ancora raccogliendo i cocci di questo esperimento. Perché i controlli del rischio delle banche universali hanno fatto così schifo? Perché le banche centrali e i governi non sono stati disposti o non sono stati in grado di intensificare e mantenere il flusso di domanda aggregata, quando la crisi finanziaria e le sue conseguenze hanno soffocato gli investimenti privati e la spesa per consumi?

Le risposte politiche alla successiva recessione fanno nascere altre domande. Perché, una volta che l'ampiezza della crisi è divenuta chiara, i governi non hanno voluto intervenire per riportare la disoccupazione a livelli normali, specialmente in assenza di alte aspettative di inflazione, di pressioni al rialzo sui prezzi, o anche di un aumento dei tassi di interesse che poteva spizzare gli investimenti privati? E come è riuscito il settore finanziario a bloccare la riforma della regolamentazione da parte del potere politico?

Inoltre, come ristrutturare il sistema finanziario rimane poco chiaro. Il Glass-Steagall Act sulla separazione tra banche di investimenti e banche commerciali ha ampiamente beneficiato l'oligarchia delle banche d'investimento, e in qualche modo l'ingresso di concorrenti provenienti da banche commerciali e dalle assicurazioni ha aumentato ulteriormente i profitti delle società finanziarie.

Ci sono state notevoli opportunità di profitto per gli intermediari finanziari, ma l'avvento dei derivati ha concentrato il rischio piuttosto che disperderlo, perché c'erano ancora più soldi da fare con la vendita di rischi a persone che non sanno come valutarli - o, addirittura, non conoscono i rischi a cui sono soggetti.

E il fallimento delle banche centrali nel loro obiettivo primario della stabilizzazione del reddito nominale - il fallimento dall'essere non solo buoni keynesiani, ma anche buoni monetaristi - solleva la questione se la banca centrale stessa abbia bisogno di riforme drastiche. Già nel 1825, il governatore della Banca d'Inghilterra Cornelio Buller aveva capito che quando il settore privato conosce un improvviso picco di domanda di attività finanziarie sicure e liquide, picco guidato dal panico, è responsabilità della Banca di rispondere a tale domanda e così mantenere a bada il fallimento e la depressione . Come possono i suoi successori sapere meno di lui?

Può anche essere il caso che dobbiamo tornare al sistema finanziario molto più strettamente regolamentato del primo dopoguerra. Tale sistema ha servito bene il nucleo industriale, almeno per quanto ne sappiamo dagli aggregati macroeconomici. E sappiamo per certo che il nostro sistema più recente non lo ha fatto.

3 commenti:

  1. E' un periodo in cui avvengono miracoli.
    Dopo aver letto una miriade di minchiate a destra a manca noto che qualcuno comincia a re-interpretare i fatti avvenuti ulilizzando il sano e realista buon senso e non i criteri bislacchi del 'pensiero pirla'.

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  2. Non sono riuscito a capire bene la posizione sulla Glass-Steagall Act. Non sarebbe il caso forse di reitrodurla proprio per separare le attuali attività bancarie? L'autore sembra essere contrario alla legge Glass-Steagall, perchè avrebbe favorito le grandi banche di investimento, ma in che modo? davvero quella legge è stata negativa? Mi pare di capire che è stato invece sommamente negativo averla abrogata.

    saluti,
    Nicola

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  3. Tieni presenteche sono le "confessioni" di un ex deregulator...qualche argomento contro la Glass Steagall dovrà pure trovarlo, se no come si giustificano le scelte fatte?!...;))

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